Due ordinanze di senso opposto, a distanza di pochi giorni. Una che dispone il divieto di balneazione, l’altra che invece ridà la possibilità a residenti e turisti di tuffarsi e nuotare. È accaduto nei giorni scorsi ad Acireale, dove il sindaco Stefano Alì ha prima dato mandato al settore Ecologia di disporre i cartelli informativi in alcuni punti delle frazioni di Capomulini e Santa Maria la Scala – due delle mete preferite ogni estate dai bagnanti – e poi ha revocato l’ordine. All’origine del dietrofront, però, non c’è stata né una svista né un problema di valutazione.
I due provvedimenti, infatti, hanno fatto seguito alle indicazioni provenienti dal laboratorio di sanità pubblica dell’Asp di Catania, che il 15 luglio ha appurato il superamento di alcuni valori microbiologici. La situazione è però cambiata nel giro di pochi giorni, con le controanalisi che hanno dato un risultato tale da consentire al Comune di revocare il divieto. L’episodio, non è una novità da queste parti, riporta l’attenzione sull’assenza di depuratori in tutto il comprensorio. «Non facciamo altro che attenerci alle segnalazioni dell’Azienda sanitaria – commenta Alì a MeridioNews – Finché non verrà realizzata la rete fognaria lì dove manca e i reflui non saranno lavorati dall’impianto di depurazione non c’è nulla da fare».
Quello della depurazione è un tema che negli anni scorsi ha animato il dibattito cittadino, mettendo in luce l’incapacità della politica di riuscire a localizzare l’area in cui costruire un’opera totalmente finanziata dalla Comunità europea. Dal canto suo l’Ue, a fronte dei molteplici ritardi che hanno interessato larga parte della Penisola, da anni sanziona l’Italia. Le cose sono parzialmente cambiate nel momento in cui il governo nazionale ha deciso di nominare un commissario unico – per anni è stato Enrico Rolle, mentre da qualche mese il ruolo è svolto da Maurizio Giugni – con il compito di sostituirsi a sindaci e governatori. Ed è così che anche ad Acireale è stato trovato il luogo dove realizzare il depuratore, dopo che per un po’ era stato ipotizzato di farne due in zone diverse. L’impianto servirà anche i comuni di Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, San Giovanni la Punta, Santa Venerina, Trecastagni, Valverde, Viagrande e Zafferana Etnea. «Speriamo che le gare per gli affidamenti delle opere procedano senza intoppi», è l’auspicio del sindaco.
La prima riguarda la progettazione. Del valore di 1,8 milioni di euro, il bando è stato pubblicato in primavera e ha visto chiudersi i termini per partecipare a metà giugno. L’appalto verrà aggiudicato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con il punteggio che sarà costituito per il 90 per cento dalla valutazione tecnica e la restante parte dal ribasso economico. Ai professionisti che usciranno vincitori spetterà in primo luogo verificare che nel luogo individuato non ci siano faglie attive non visibili, e poi, appurata l’assenza, avviare tutte le indagini che porteranno alla realizzazione del progetto definitivo ed esecutivo. L’aggiudicatario avrà quattro mesi di tempo per completare le attività. Successivamente bisognerà pensare a indire le gare per la costruzione del depuratore e dei collettori – sia a gravità che a pressione – che dovranno portare i reflui dalle abitazioni: in ballo ci sono circa 180 milioni di euro. Ai cittadini spetterà, invece, pagare l’allaccio alla rete fognaria. Un aggravio che dovrebbe andare in bolletta ma che dovrebbe servire a ridurre i rischi per la salute per vorrà fare una nuotata.
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