Acireale, la notte degli sfollati dentro alla palestra «Albergo rifiutato per paura di separarsi da amici»

Le occhiaie di una notte passata al freddo, e con la paura addosso, si sommeranno a quelle di un’altra tutta da trascorrere all’interno della palestra. Nonostante ciò, la voglia di non fare pesare il trasloco forzato ai figli la porta a prendere una palla da basket e mirare il canestro. «Amore, guarda la mamma ora che fa». Il primo tiro si ferma sul ferro, il secondo va dentro. Il terzo pure. «Hai visto che brava?». 

È solo una delle piccole scene che in queste ore animano la vita delle poche decine di sfollati che, ad Acireale, hanno deciso di rimanere all’interno dell’istituto scolastico Galileo Galilei, rifiutando, almeno per ora, il trasferimento in albergo. Tra loro c’è anche qualcuno che arriva da Fleri, la frazione di Zafferana Etnea che ha riportato i danni più pesanti dopo il terremoto di mercoledì notte. E sta proprio in questo la decisione degli acesi – tutti provenienti dalla frazione di Pennisi – di rimanere a scuola. «Si conoscono, sono amici e non vogliono separarsi perché sanno che le convenzioni con gli alberghi sono gestite dai Comuni di provenienza», spiega Doriana Zappalà, consigliera comunale che con alcuni colleghi ha dato il proprio contributo per rendere migliore la permanenza nella palestra. 

Sulle brandine allestite dal personale della Croce rossa e della Protezione civile qualcuno prova già a chiudere occhio. O perlomeno a riposare al caldo di una coperta un po’ più pesante. «Ne abbiamo portate di supplementari rispetto a quelle in dotazione alle associazioni di volontariato – prosegue Zappalà -. Ci siamo anche occupati di lavare i bagni che, purtroppo, non erano in condizioni igieniche adeguate. Tuttavia, manca l’acqua calda, non sarà per nulla facile passare la notte qui». I più tranquilli sembrano i bambini. Sei o sette, di età diversa, ma tutti divertiti dalla possibilità di correre in uno spazio così grande. «Abbiamo portato i giocattoli grazie al progetto Rigiocaci promosso dall’amministrazione comunale per stimolare il riuso – spiega la consigliera -. Così si distraggono, anche se per loro forse stare insieme diventa un’avventura e non soffrono i disagi dei genitori». A pensare al cibo è stato il Comune che si è poggiato a un bar del centro per portare la cena agli sfollati. «In un primo momento sembrava che la Croce rossa avrebbe installato le cucine, ma poi abbiamo scoperto che lo fa solo per numeri maggiori. Così ci siamo adeguati», conclude Zappalà. A dare una mano, portando dei dolci e altri prodotti, anche i titolari di una pasticceria. 

Il pensiero di tutti comunque è legato a una domanda: quando si tornerà alla normalità? La risposta però è impossibile da dare. I danni alle abitazioni in molti casi vanno ancora quantificati e gli iter per ripristinare condizioni tali da tornare a rendere agibili gli immobili la cronaca recente insegna che non sono brevi. Allora è meglio concentrarsi sull’immediato futuro: a poche centinaia di metri i vigili, nel largo Francesco Vecchio, i vigili del fuoco lavorano al completamento del campo base. Acireale è stato scelto come centro per il coordinamento delle operazioni. Sul posto si sono portate squadre da Trapani, Palermo e Agrigento, ma anche da oltre lo Stretto, come nel caso di Catanzaro. «Non possiamo dire quanto tempo staremo qui, bisogna vedere come si evolve la situazione. Gli sciami sismici possono durare a lungo, per ora appena la situazione si stabilizzerà inizieremo con i sopralluoghi in tutte le località colpite dal terremoto», commenta uno dei responsabili della cabina di regia. 

Più tardi in giornata, invece, gli sfollati potrebbero essere stimolati ad accettare il trasferimento in hotel. Anche se c’è chi si mostra insicuro davanti a questa ipotesi. «Vivo con il mio compagno da sei anni a Pennisi, insieme ai nostri bambini, ma io risulto ancora residente a Valverde. Ho paura che ci separino», racconta una donna. Una preoccupazione forse eccessiva, ma più che comprensibile dopo la tumultuosità di ciò che, la notte tra il 25 e il 26 dicembre, è accaduto nel giro di pochissimi secondi.

Simone Olivelli

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