Oltre trecento alberi di limoni sradicati e un fiume di acqua e fango che ha inondato i giardini di Santa Tecla. Proseguono ad Acireale i sopralluoghi nella Riserva naturale orientata della Timpa, dove la scorsa settimana il maltempo ha causato una grossa frana nella parte sovrastante la frazione a mare.
A compiere i rilievi sono tecnici, speleologi e rocciatori del Gruppo lavoro forre del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, intervenuto su richiesta del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo e della protezione civile regionale. Gli esperti si sono calati per oltre duecento metri con l’obiettivo di georeferenziare il sito: «È stato necessario utilizzare tecniche specifiche del soccorso in gole e canyon – dichiara il presidente del Soccorso alpino Giorgio Bisaglia – così da economizzare tempo e operare in assoluta sicurezza. Tramite gps siamo riusciti a mappare l’area con un sistema di cartografia tridimensionale».
Intanto, sono ancora poco chiare le cause della frana. Anche se l’evento, secondo gli esperti, si sarebbe verificato lungo «il percorso di un antico torrente, che con il tempo era stato cancellato dai terrazzamenti: «Nel corso del sopralluogo sono stati trovati diversi segnali di cascata dell’acqua, a dimostrazione di come un tempo lì passasse un corso poi interrotto dagli interventi dell’uomo», aggiunge Bisaglia.
A studiare la frana è anche il geologo Alessio D’Urso, consulente del Comune di Acireale: «Il distaccamento è avvenuto a metà della Timpa. Evidentemente – commenta l’esperto – l’acqua si è infiltrata in un punto fino a fare esplodere il suolo, travolgendo oltre trecento alberi di limoni. Dal costone si sono staccati massi di diverse tonnellate a riprova di come il fenomeno sia stato di una portata importante».
Sulla possibilità che il maltempo previsto nei prossimi giorni possa causare ulteriori cedimenti, D’Urso non si sbilancia: «I rocciatori hanno trovato diverse zone che devono essere controllate nuovamente, perché alcuni punti potrebbero ancora essere soggetti a distaccamenti. Nei prossimi giorni, discuteremo la possibilità di interdire l’area dove è arrivata l’acqua che, in alcuni punti, ha portato materiale per oltre cinquanta centimetri».
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