Acireale, Cable Park: realizzazione resta ancora incerta Polemiche per tipo di terreno su cui dovrebbe sorgere

Le pratiche per la realizzazione del Cable Parkcentro sportivo acquatico che dovrebbe sorgere ad Acireale e che da mesi è al centro di varie polemiche, potrebbero sbloccarsi a breve. Da qualche giorno, sul sito della Regione compare il documento di non assoggettabilità. Mentre risale allo scorso 19 ottobre la firma del decreto assessoriale per mano dell’ex delegato al Territorio e ambiente, Maurizio Croce, con cui si sancisce l’esclusione della valutazione ambientale strategica della zona in cui sorge la struttura. 

Il permesso è stato rilasciato lo scorso 5 di ottobre dalla commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale, sulla scorta dei pareri positivi dei vari enti competenti. Consultati a maggio avevano la possibilità di esprimere parere contrario entro trenta giorni. Il progetto per dar vita al Cable Park, finanziato dal Coni e avviato con lo sportello per le attività produttive, ha dato la possibilità alla ditta Wake Surf Center di costruire il sito per discipline sportive acquatiche nella frazione acese di Aci Platani. Tutto era iniziato nei primi mesi del 2017 per quella che doveva essere un’attrazione sportiva tra le poche in Italia e unica in tutta la Sicilia.

Dopo un acceso scontro nato in estate tra consiglieri comunali di opposizione che chiedevano il fermo del sito sportivo e i tecnici che stanno realizzando l’opera, adesso arriva il documento che potrebbe dare una svolta alle pratiche di realizzazione dell’attività. Nate in estate, le polemiche che hanno portato al blocco dei lavori partivano dalla tipologia di terreno su cui ha luogo il cantiere: quest’ultimo, infatti, non sarebbe destinato all’uso edilizio ma sarebbe un terreno di natura agricola. Questo aveva scatenando le sollevazione dell’opposizione e i consiglieri di centrodestra Bruno Piro e Nino Sorace hanno più volte accusato l’amministrazione di favorire l’illiceità dell’opera.

La giunta di Roberto Barbagallo ha però rispedito le accuse al mittente, ribadendo di voler attendere i documenti necessari. Un dibattito durato settimane che ha portato i vigili urbani a emettere un decreto sospensivo lo scorso luglio. A settembre la procura ha apposto i sigilli determinando l’interdizione del cantiere. Intanto, con i lavori completamente fermi, il progettista e direttore dei lavori Gianfranco Caudullo ha sempre rivendicato la natura assolutamente regolare dei lavori tanto che, nello stesso periodo, si è rivolto alla magistratura affinché fosse fatta luce sulle motivazioni che bloccavano il cantiere. In particolare, Caudullo ha prodotto un esposto in cui elencava tutti i passaggi che hanno portato all’arresto dei lavori e, nello stesso atto formale, denunciava «tutti coloro che verranno ritenuti responsabili in relazione a tutti i reati che nei fatti esposti potranno essere ravvisati». La denuncia, però, è stata archiviata in dieci giorni

Lunghe attese e rinvii del decreto di non assoggettabilità non hanno fatto altro che far acuire le proteste: mentre i cittadini si chiedono se l’opera vedrà la luce pensando anche ai riflessi che  in ambito turistico e sportivo nell’Acese, i tecnici e la società che ha beneficiato del finanziamento non vorrebbero perdere questa preziosa occasione. Intanto, però, non sembrano smorzati i sospetti sulle vicende che hanno portato al blocco del cantiere e quindi alle lungaggini burocratiche

Adesso, non rimane che aspettare il nuovo iter che porterà alla conclusione della vicenda del Cable Park. Momentaneamente, sulla struttura pesa il giudizio della procura che ha disposto i sigilli. Le autorità competenti hanno accusato gli addetti ai lavori di aver dato proseguimento al cantiere anche dopo la sospensione. Chi conduce i lavori al parco acquatico, dal canto suo, avrebbe chiesto il dissequestro, ma secondo la magistratura servirebbe un altro parere da parte della Soprintendenza affinché vengano tolti completamente i sigilli.

Carmelo Lombardo

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