Su 21 presenti e votanti 14 voti favorevoli e sette contrari, mozione bocciata dall’aula. Si conclude così la seduta del Consiglio comunale ad Acireale per decretare la sfiducia al primo cittadino del Movimento Cinque Stelle Stefano Alì. Dopo la mozione presentata due settimane, oggi si trattava di decidere. Michele Di Re, primo cittadino non eletto, a rappresentanza dell’opposizione aha rimarcato il fatto che oggi buona parte dei consiglieri che sostenevano l’amministrazione sono diventati opposizione. Alì, di fatto, al momento conta otto consiglieri di maggioranza. «Invito anche i consiglieri a sostegno del sindaco a votare la sfiducia», ha detto Di Re. A rincarare la dose è stata Sabrina Renna, esponente del neonato gruppo Autonomisti e Indipendentisti. Il gruppo dato vicino all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo oggi conta anche Francesco Maresca e l’ex presidente del Consiglio Sonia Abbotto, entrambi fuoriusciti dal Movimento acese. Quest’ultima ha contestato al sindaco «l’incapacità di dare un’impronta politica differente alla città, un cambio di passo che – ha sottolineato – era stato promesso in campagna elettorale, ma che non è avvenuto». Stefano Alì, presente in aula, ha cercato di rispondere a tono a tutti i punti sollevati dai consiglieri. Le repliche del primo cittadino hanno toccato tutti i punti. Dal Carnevale, al fallimento delle opere a quello relativo alle politiche sociali, fino al mancato dialogo col Consiglio.
«Sono qui a difendere la mia storia politica. Io ho sempre agito nel totale interesse di Acireale, nessuno potrà mai citare una mia telefonata in cui ho chiesto benefici per o per altri. La mia azione la giunta hanno lavorato puntato a obiettivi precisi, a discapito della politica della rizzetta. Sono orgoglioso del lavoro fatto, Acireale era una città spenta – ha dichiarato Alì – con strade vuote e oggi invece il centro è rinato. Questo è avvenuto grazie a una Ztl non più h24, ma più adatta alla conformazione della città. Ogni giorno nascono nuove attività, grande merito a chi investe ma qualcuno dovrebbe chiedersi come mai prima ciò non avveniva».
Poi un lungo elenco dei finanziamenti ottenuti e dei lavori fatti e di prossimo avviamento. Dal posteggio e la fermata ai Cappuccini alla rotatoria sulla 114 e all’allargamento di viale Regina Margherita. Dal parcheggio scambiatore nella stazione attuale alla pista ciclabile che attraverserà la città, fino alla bretella che collegherà la rotatoria a Capomulini con la via Cristoforo Colombo a pochi passi dall’autostrada. «Un’opera che in passata era stata cancellata anche dal piano regolatore”, ha ricordato il sindaco. Alì ha difeso anche l’istituzione della zona 30 e il sistema street control. «Ma a qualcuno non va bene perché ad Acireale il rispetto delle regole è un optional», ha detto il sindaco. Alì ha ricordato anche i piccoli interventi, come l’introduzione delle colonnine per il pagamento della sosta e la riapertura, dopo anni di parziale chiusura, della villa Belvedere.
Sull’accusa del mancato rapporto con il Consiglio, il primo cittadino ha ribattuto ricordando la votazione all’unanimità sulla localizzazione del depuratore. «Nessuno dei miei predecessori aveva avuto il coraggio di scegliere. E invece nel giro di pochi anni verranno fatti lavori per 200 milioni di euro”, ha attaccato Alì. Nel proprio intervento, il sindaco ha anche parlato della stabilizzazione di trecento precari, l’acquisizione del PalaTupparello, l’avvio dei lavori per l’isola ecologica e poi ancora i progetti per la messa in sicurezza dei porti nelle piccole frazioni e la bonifica dell’amianto nello stabilimento delle ex Acqua Pozzillo. Dura risposta anche sull’accusa di non avere speso a sufficienza nel settore sociale. «Spendiamo quest’anno 700mila euro per questa voce, quando nel 2016 la spesa era di 40mila euro», ha detto.
Ai punti sostenuti da Alì non ha tardato la replica dei consiglieri di opposizione Luciano Scalia e Francesco D’Ambra, che hanno fatto notare come, dal canto loro, il sindaco sia stato assente tra la città, ma piuttosto arroccato dentro al palazzo. «Lei oggi è un impiegato, signor sindaco, quando invece doveva dare delle direttive: lei, al contrario, riceve delle direttive. Dice che con la sfiducia cadranno i dirigenti fiduciari, quando invece un commissario potrebbe rinnovarli», ha detto il consigliere in quota centrodestra Francesco D’Ambra. A D’Ambra ha fatto eco Scalia: «Ha fatto un lungo elenco, ma il punto è che se ci affacciamo dal balcone di questo palazzo non vediamo niente di tutto ciò». Nonostante i punti esposti dai consiglieri di opposizione, i numeri per sfiduciare Alì non sono comunque bastati. La seduta si è conclusa con le dimissioni del consigliere Orazio Fazzio: «In questi giorni ci hanno detto che siamo legati alla poltrona – ha affermato Fazzio – io non sono uno di questi ma credo nell’affermazione che dice che se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o lui non vale nulla o le sue idee non valgono niente».
A essere determinante è risultato il consigliere Giuseppe Vasta. Il consigliere d’opposizione ha scritto una nota in cui ha dichiarato di essere assente per motivi di lavoro e che aveva chiesto di trattare la questione la prossima settimana. «La decisione ondivaga da parte della conferenza dei capi gruppo sulla fissazione della data di trattazione dell’argomento ha determinato la mia assenza per motivi di lavoro – ha dichiarato in una nota – La data di trattazione doveva essere la prossima settimana, invece è stata anticipata su espressa richiesta dei capigruppo di minoranza, senza sentire le ragioni dei consiglieri firmatari, fra cui il sottoscritto. Le diverse chiamate ricevute durante la trattazione in Consiglio della sfiducia da parte di alcuni ambienti politici – prosegue Vasta – mi inducono però a questo punto a pensare che la sfiducia sarebbe stata esclusivamente il grimaldello per la nomina politica di area forzista, vedasi le ultime evoluzioni in vista di queste politiche, di un commissario regionale solo di stampo politico per gestire – conclude – diversi mesi di potere cittadino a nome e per conto di qualche politico e sicuramente sulla testa degli acesi».
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