«Domani vado all’Acoset con la mia borsa per fare la doccia». Anche quest’anno, con una puntualità di cui i residenti ne farebbero a meno, la crisi idrica è arrivata ad Aci Sant’Antonio e nelle sue frazioni. Come da mal digerita tradizione, le zone più colpite sono quelle di Santa Maria la Stella, Lavinaio, Monterosso e Lavina, i cui abitanti da settimane fanno i conti con la carenza di acqua nei rubinetti di casa. C’è chi decide di andare a letto a notte fonda o di svegliarsi all’alba per fare le pulizie senza rischiare di non potere risciacquare e chi prova a chiedere ai vicini se si hanno notizie su quando il servizio, che va e viene il più delle volte senza un’adeguata comunicazione rivolta all’utenza, riprenderà. Per fare una doccia, mettere la pentola sopra il fuoco o, più in generale, assaporare quella che dovrebbe essere la normalità.
Così però non è e tantissimi abitanti – sono circa diecimila i residenti nelle zone colpite – hanno riversato i propri malumori sui social network. Nel mirino senza concedere attenuanti è finita l’Acoset. A fare parte della società sono una ventina di Comuni, tra cui Aci Sant’Antonio, che con le sue oltre 186mila azioni è il quinto socio più importante. Proprio il primo cittadino santantonese Santo Caruso nei giorni scorsi ha annunciato che si rivolgerà in prefettura. «Numerose sono state le segnalazioni a partire dallo scorso 28 maggio, che si sono sommate alle proteste montate sui social e che ricordano – si legge in una nota dell’ente – come spesso senza preavviso ci si ritrovi a dovere fronteggiare una situazione che in un periodo come questo, segnato dalla pandemia, diventa ancora più pesante». Caruso ha chiesto l’intervento della prefetta Maria Carmela Librizzi anche per accertare «le relative responsabilità in merito all’interruzione di un pubblico servizio».
A fronteggiare i disagi non sono soltanto le utenze domestiche, ma anche coloro che hanno piccoli appezzamenti di terreno nelle seconde case in campagna e vorrebbero avere la possibilità di prendersi cura degli orti. Nella consapevolezza di pagare le bollette, spesso salate al punto da fare sorgere il sospetto che i compensi richiesti dalla società non rispecchino i reali consumi. «Sono decenni che ogni anno il problema si presenta – racconta un proprietario al nostro giornale -. Nel mio caso il terreno ricade in un comune confinante con Aci Sant’Antonio a riprova di come i disservizi di Acoset sono diffusi». Quando l’erogazione non avviene, Acoset offre la possibilità di ottenere le forniture tramite le autobotti, a patto ovviamente di avere i serbatoi dove raccoglierla. «Non si riesce comunque a sopperire ai disagi, concordare l’appuntamento con la società spesso richiede tempi lunghi mentre ci si aspetterebbe di avere l’acqua nei rubinetti visto che la si paga», sottolinea l’uomo.
Quando si affronta l’argomento della carenza d’acqua, provare a risalire alle cause è il primo pensiero. Le ipotesi sono tante e vanno dalla rete idrica colabrodo, che causa importanti perdite, agli allacci abusivi nei punti in cui le condutture non sono interrate, fino alla questione riguardante la carenza di pozzi e la siccità. Chi non nega la compresenza di tutti questi fattori, ma al contempo si difende dalle accuse di non impegnarsi a sufficienza per fronteggiare questi problemi, è il presidente di Acoset Diego Di Gloria. Nominato due estati fa e vicino al deputato regionale di Italia Viva Luca Sammartino, Di Gloria ritiene che tutto ciò che è possibile fare lo si fa. «Io non dormo la notte, mi sto impegnando al massimo – dichiara il presidente di Acoset, raggiunto al telefono – La situazione lì è sempre stata critica, ma io sono qui da meno di due anni e sto provando a migliorare le cose. Il problema in quelle zone deriva dal fatto che sono sotto livello, quando i serbatoi non sono pieni l’acqua non arriva – continua -. Per questo stiamo trattando l’acquisto di un altro pozzo, mentre abbiamo appaltato dei lavori idraulici per migliorare la rete».
Quello delle condutture è un problema cronico. «Su 1800 litri al minuto in tutti i Comuni che serviamo se ne perdono settecento – ammette Di Gloria -. La manutenzione spetta noi, ma a rifare le reti dovrebbero pensarci gli enti locali». A questo si aggiungono le furberie. «Ogni settimana troviamo allacci abusivi», aggiunge il presidente di una delle società più criticate tra quelle che forniscono servizi nell’hinterland etneo. In merito alle difficoltà di chi si trova in zone ad altitudini maggiori, tra cui le aree collinari di Viagrande, un aiuto potrebbe arrivare dai Comuni vicini. «Nei prossimi giorni devo incontrare il sindaco di Zafferana Etnea, se ci danno un po’ d’acqua potrebbe essere la soluzione considerato che Zafferana è a un’altitudine maggiore».
Di Gloria poi fa sapere di avere intenzione di recarsi in prima persona in prefettura. «Da parte nostra c’è l’impegno e la disponibilità per provare ad attutire difficoltà croniche che in molti casi non dipendono da noi, come l’abbassamento delle falde che quest’anno si è registrato complici anche le poche piogge invernali – spiega -. Ma voglio chiarire anche la questione di un pozzo di proprietà della Sidra che in passato, quando in Acoset c’era un altro presidente, dava acqua alle utenze di Aci Sant’Antonio e che ora non lo fa più». Prima di Di Gloria, a guidare Acoset era l’ex parlamentare nazionale Fabio Fatuzzo. Lo stesso che oggi siede al timone di Sidra.
Intanto per gli abitanti delle frazioni santantonesi anche quella di oggi potrebbe essere una giornata difficile. Sul proprio sito, Acoset fa sapere che «dalle ore 8.30 alle ore 9.30 e dalle 15.20 alle 16.20, Enel staccherà la corrente elettrica agli impianti di pozzo Sacro Cuore e di pozzo Saicop e ciò potrebbe causare disservizi idrici». Un condizionale che per chi vive da queste parti non è difficile tramutare in indicativo.
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