Accusato di uxoricidio, 76enne in carcere L’uomo avrebbe occultato il cadavere

Avrebbe ucciso la moglie e poi nascosto il suo cadavere. È questa l’accusa per Salvatore Di Grazia che ieri mattina è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Gravina di Catania per inquinamento delle prove. Elementi indiziari fanno intendere che possa essere stato lui l’assassino della moglie Maria Francesca Cimò.

All’indomani della giornata contro la violenza sulle donne, un altro uomo viene indicato come colpevole tra le cerchie affettive delle donne ammazzate in Italia. Una vittima ogni due giorni quest’anno, secondo i dati forniti dall’Istat e dal Telefono rosa, una statistica ancora più drammatica di quella dell’anno scorso quando a morire era una donna ogni tre giorni.

Le indagini contro Salvatore Di Grazia sono partite dopo la denuncia di allontanamento volontario che lo stesso ha fatto il 5 settembre 2011. La moglie era scomparsa, secondo l’indagato, dopo una lite il 25 agosto. Alla base dei contrasti le divergenze sulla possibilità di vendere un’aerea di lavaggio self–service di proprietà di Maria Francesca Cimò. Lei avrebbe voluto cederla, lui no «anche a causa delle relazioni extraconiugali che egli intratteneva proprio utilizzando gli uffici dell’esercizio commerciale», si legge nel comunicato diramato dalla Procura della Repubblica.

Nonostante il grande ritardo nella presentazione della denuncia, cosa che ha posto subito il seme del sospetto nei confronti dell’uomo, le ricerche della donna sono state effettuate. Nullo l’esito, ma le perplessità nei confronti del marito sono aumentate. Contrastanti le testimonianze rese, ma a suo carico anche filmati, accertamenti sui tabulati telefonici, gli acquisti effettuati e infine la disponibilità di denaro dell’indagato. Troppa in considerazione delle dichiarazioni secondo cui la donna scomparsa aveva portato con sé tutti i risparmi custoditi in cassaforte.

Non solo di indizi di colpevolezza si tratta. L’uomo avrebbe anche cercato di sviare le indagini sin da subito con «acquisizione di schede telefoniche anche a mezzo di intermediari inconsapevoli e cautele contro intercettazioni ambientali e suggerimento di risposte a possibili testimoni», e proprio per questo è in carcere.

Nessuna prova schiacciante comunque nei confronti di Di Grazie. Le indagini continuano, anche perché il corpo della donna settantaduenne non è mai stato trovato.

 

[Foto di Keith Allison]

desireemiranda

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