Accenture, prosegue la protesta dei dipendenti

Prosegue la protesta dei dipendenti del call center Accenture, che hanno trascorso la notte nei locali della sede di via Ugo La Malfa, a Palermo. L’occupazione e’ scattata ieri pomeriggio al termine dell’incontro al Ministero dello Sviluppo economico, a Roma, che non ha rassicurato i lavoratori che chiedono certezze sul loro futuro occupazionale

Sono 262 i dipendenti del call center palermitano che rischiano di restare senza lavoro per la decisione della societa’ British Telecom di recedere anticipatamente dal contratto di customer service con Accenture, la cui scadenza naturale era prevista a giugno 2016, ipotizzando di trasferire in altre regioni italiane le attivita’ svolte nel call center palermitano.

“Abbiamo deciso di protestare a oltranza fino a quando non arriveranno risposte certe sul nostro futuro” dice Mara Gambino, che si trova insieme a 14 colleghi sul tetto del call center. Da ieri, alcuni lavoratori hanno deciso di occupare i locali della societa’. Il prossimo incontro al ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza e’ in programma il 22 settembre.

Sul caso arriva anche una interpellanza a firma del deputato nazionale di Sel, Erasmo Palazzotto:

“La vicenda che riguarda i 262 lavoratori del sito Accenture di Palermo conferma la necessità di interventi urgenti nel settore, sono 80.000 gli addetti in italia che rischiano di ritrovarsi senza reddito a causa della delocalizzazione dei siti che migrano in altri Paesi non perché in crisi ma perché alla ricerca di maggiori profitti riducendo retribuzioni e garanzie. Un ricatto continuo che il Governo non può tollerare” dichiara il deputato di Sinistra Ecologia e Libertà.

Questo il testo dell’interpellanza:
Al ministro dello Sviluppo Economico per sapere, premesso che:-

262 lavoratori di Accenture Outsourcing a Palermo stanno per perdere il loro posto di lavoro a seguito dell’anticipata disdetta del committente British Telecom che, ad oggi, impegna la quasi totalità delle risorse impiegate sul centro e la cui naturale scadenza era prevista per il mese di luglio del 2016;

i lavoratori, assunti nel 2000 con Contratto di formazione lavoro e poi riconvertiti nel 2002 a tempo indeterminato dall’allora Albacom – oggi British Telecom -, sono stati oggetto nel 2005 di una cessione di ramo d’azienda ed assunti da Accenture Outsourcing, continuando di fatto a lavorare sempre per il cliente British Telecom;

Accenture, all’epoca delle assunzioni, sfruttò gli incentivi allora disponibili presso la Regione Sicilia e la compartecipazione con la stessa regione sulla ditta Sicilia e Servizi, per la quale originariamente si prevedevano business milionari e che oggi invece si è chiusa in maniera conflittuale;

negli anni a seguire Accenture, al di là delle intenzioni manifestate e degli impegni presi a parole, non ha mai diversificato il sito a livello di commesse né di competenze degli operatori, lasciando di fatto il centro di Palermo in una situazione di monocommittenza che, ad oggi, è alla base della vertenza in oggetto;

contestualmente, Accenture, ha invece creato un polo “gemello” a Napoli, dove ha rigirato parti di commesse già presenti sul sito di Palermo, impiegando lavoratori a tempo determinato grazie agli incentivi sull’occupazione erogati dalla regione Campania;

a questo quadro asfittico si aggiunge una progressiva diminuzione di benefit e salario patita dai lavoratori per far fronte a precise richieste aziendali e all’apertura, nel settembre 2012, di una procedura di mobilità, poi rientrata con la stesura di un accordo a dicembre 2012 con il quale i lavoratori rinunciavano ad un’ulteriore parte di salario a fronte dell’impegno aziendale di portare nuovo lavoro sul sito di Palermo, impegno, ad oggi, totalmente disatteso. Dall’accordo peraltro scaturisce il regime di solidarietà per i lavoratori;

British Telecom a gennaio del 2014 ha formalizzato la disdetta anticipata del contratto basandosi fondamentalmente su presunte inefficienze qualitative sui servizi erogati dal centro di Palermo e sulla necessità di abbattere i costi;

il tavolo tra British Telecom, Accenture e organizzazioni sindacali non ha portato a nulla se non ad uno slittamento di due mesi della disdetta, ovvero fino al 31 ottobre 2014);
il timore degli interroganti è che British Telecom voglia disimpegnarsi completamente dal centro di Palermo, tralasciando il fatto che 262 lavoratori per essa lavorano da più di quattordici anni;
i primi incontri al Ministero dello Sviluppo Economico di fatto non hanno portato ancora a nulla.

aziende rimangono ferme sulle loro posizioni ed ad oggi l’unico orizzonte concreto è il riassorbimento dei lavoratori in British Telecom a fronte di un sostanzioso conguaglio economico intorno ai 10 – 12 milioni di Euro, richiesto ad Accenture;

nonostante si parli di due grandi multinazionali, con fatturati di milioni di euro e sedi in tutto il mondo, la realtà è che ad oggi non c’è alcuna garanzia circa la tenuta occupazionale del centro Accenture Outsourcing di Palermo, in quanto British Telecom ha dichiarato che nelle migliori delle ipotesi riassorbirebbe i servizi e vi farebbe fronte con assunzioni di personale a progetto, cococo ecc, quindi con un arretramento rispetto alle attuali condizioni contrattuali dei 262 dipendenti; Accenture, da parte sua, ha fatto chiaramente intendere che, in assenza della commessa British Telecom, non sarebbe più interessata a mantenere il centro di Palermo e quindi i lavoratori impiegati;

i lavoratori del centro di Palermo si sono attivati in prima persona per sensibilizzare l’opinione pubblica ed hanno messo in piedi una massiccia campagna mediatica che sta riscontrando grandi risultati avendo ottenuto la solidarietà di tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e dell’informazione:-

se il governo intenda richiamare British Telecom e Accenture alle proprie responsabilità affinché venga scongiurata la chiusura del centro di Palermo e il conseguente licenziamento o il peggioramento delle condizioni contrattuali dei 262 lavoratori e lavoratrici che vi lavorano;

se il governo, anche alla luce dello stato di crisi generale del settore dei call center in Italia, intenda convocare immediatamente presso la Presidenza del Consiglio un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per dare finalmente risposte ai circa 80.000 lavoratori che operano in tale comparto nel nostro Paese e che oggi rischiano di perdere il proprio lavoro, valutando l’adozione di possibili provvedimenti normativi per regolamentare diversamente il settore in questione, sempre più a rischio di delocalizzazioni, cessioni, dumping salariale,licenziamenti.

Redazione

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