La proposta del governo è molto chiara: legare le demolizioni degli edifici abusivi costruiti sulle coste siciliane a piani particolareggiati di riqualificazione. A questo si lavorerà nelle prossime settimane in commissione Ambiente all’Ars, esaminando un emendamento voluto dal governo Crocetta, rispetto al quale sono in molti a storcere il naso tra i corridoi del Palazzo. Il sospetto, sia da parte di esponenti della maggioranza che dell’opposizione, è che si stia tentando di fermare le ruspe in vista della campagna elettorale per le regionali.
A spiegare i tempi è l’assessore al Territorio, Maurizio Croce, secondo il quale «l’intera operazione dovrebbe risolversi nell’arco di 150 giorni dal momento dell’approvazione della norma». Insomma, cinque mesi in cui, in attesa di sapere cosa sorgerà al posto dell’edificio abusivo, le ruspe non entreranno in azione. «Abbiamo presentato – spiega Croce – un emendamento aggiuntivo al ddl stralcio: si tratta di uno o due articoli che prevedono l’obbligo da parte dei Comuni di redigere un piano di riqualificazione preventivo alla demolizione. È impensabile continuare a creare buchi senza sapere cosa diventerà in futuro quell’area».
Ma oltre agli aspetti di carattere politico, c’è anche il tema legato alle risorse. Se le demolizioni, infatti, rappresentano già un costo difficilmente sostenibile per i Comuni, come redigere (e poi realizzare) i piani di riqualificazione? «Stiamo prevedendo un impegno di un milione di euro», ha assicurato appena qualche giorno fa Crocetta, mentre Croce ammette che «è in atto una interlocuzione con l’assessore Baccei per capire cosa è possibile tagliare nel correlato per recuperare le somme necessarie». «Per quanto riguarda i tempi – sottolinea l’assessore – i Comuni avranno 90 giorni per presentare i piani. In caso di inadempienza sarà nominato un commissario ad acta che entro 60 giorni potrà occuparsi della programmazione degli interventi di riqualificazione. Fermo restando che trascorsi i 150 giorni che la norma prevede che le demolizioni andranno avanti comunque».
«Non basta abbattere le case per riqualificare ciò che si è distrutto – commenta Crocetta -. Un piano di riqualificazione non è una sanatoria. Quando in alcuni territori demolisci centinaia di abitazioni non è che si è ripristinato l’ambiente o altro. Si fa danno e basta».
Ma secondo Legambiente la norma sarebbe invece «soltanto un spot elettorale». «È una norma anticostituzionale – accusa il presidente regionale Gianfranco Zanna – perché non si possono bloccare con una legge regionale degli abusi edilizi condannati in sede penale. Ma a prescindere da quello che deciderà l’Assemblea, il danno purtroppo è stato fatto perché il messaggio è stato mandato. La gente continuerà a vivere nell’abusivismo, togliendo ai comuni cittadini l’opportunità di un mare e di un paesaggio un po’ meno contaminato». Accusa che però Croce rimanda al mittente: «Se avessimo stabilito tempi più lunghi o più corti, saremmo stati attaccati lo stesso», assicura.
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