Abusivi, morosi e sanatorie: cosa c’è da sapere «Distinguendo fra i casi, il sistema funziona»

«L’illegalità che diventa legalità». E ancora «Più sei disonesto e più ti premiano», «Il prossimo passo sarà dare una medaglia a chi commette reati?». Sono solo alcune delle frasi pronunciate nei giorni scorsi da tanti palermitani arrabbiati. Ma, forse, anche un po’ confusi. Sfoghi verbalmente violenti e dai toni accesi che hanno infiammato soprattutto le piattaforme virtuali, dove la comunicazione procede spesso anarchicamente e l’unica legge cui si sente di rispondere è che vince chi urla di più o la spara più grossa. Soprattutto in fatto di abusivi a Palermo. Due settimane fa gli uffici dell’amministrazione comunale hanno firmato la prima determina che, in applicazione della legge regionale 8/2018 proposta proprio dal Comune, ha permesso a una famiglia di occupanti di regolarizzare la propria posizione e vedersi assegnata la casa popolare nella zona di Medaglie d’Oro. Contemporaneamente è partita la prima iscrizione a ruolo per un’altra famiglia, che da anni non paga i canoni di locazione della casa popolare che gli è stata assegnata a Bonagia.

Due procedimenti distinti e separati, che rispondono entrambi a un obiettivo che è però unico e comune: quello di fare in modo che in fatto di emergenza abitativa a Palermo non ci siano più irregolari e irregolarità. Certo, il percorso si preannuncia lungo e a tratti tortuoso. Ma per l’assessore alle Politiche solidali Giuseppe Mattina «funziona». Per diradare il polverone sollevato da questi due primissimi passi fatti dal Comune, però, è bene «fare le opportune distinzioni tra casi e casi». Tra quelli cioè che occupano una casa popolare che non gli spetta e per la quale non hanno mai versato un euro, i cosiddetti abusivi, e tutti gli altri che invece occupano una casa che di fatto gli è stata assegnata definitivamente ma di cui non pagano l’affitto e sono quindi morosi. Circostanze diverse che prevedono approcci e soluzioni diverse. Partiamo dal presupposto che «chi chiede la sanatoria non ha un’assegnazione, quindi significa che noi potremmo fare gli sgomberi da un momento all’altro – precisa l’assessore -. Chi fa la sanatoria chiede di pagare tutti gli arretrati, ma finché non li paga tutti non ha di fatto l’assegnazione definitiva».

Chi non ha mai pagato per abitare la casa in cui vive adesso avrà il dovere ma anche il diritto di regolarizzare la propria posizione, pagando quanto dovuto attraverso tempi appositamente dilatati e rate agevolate. Ma guai a interrompere per un lungo periodo ogni versamento, perché amministrazione e palermitani alle prese con affitti e mutui non sembrano disposti a tollerare altri prolungati abusi. «Altrimenti sgomberiamo e diamo le case a chi invece è in regola», ribadisce Mattina. Sul fronte delle regolarizzazioni, sono circa 800 le famiglie che hanno fatto richiesta di poter aver assegnato la casa che occupano, in base alla normativa approvata dalla Regione a maggio di quest’anno. Gli uffici hanno controllato le prime 40 domande e per 25 famiglie è stata avviata l’assegnazione. Per altre 15 al momento non si è potuto procedere perché gli occupanti non hanno potuto fornire prove del fatto che l’occupazione sia iniziata prima del 31 dicembre 2017, requisito richiesto dalla normativa.

C’è però chi non può sanare perché non ha i requisiti. «Per esempio, alcuni non possono sanare perché hanno un reddito superiore a 15mila euro l’anno, perché devo dare una casa popolare a chi ha un reddito tale da potersi pagare un affitto? – fa notare l’assessore -. Oppure, controllo i tuoi carichi pendenti nel casellario giudiziario e scopro che sei un mafioso, perché devo dare la casa a uno che è un mafioso? La legge non me lo consente, ma a tutti quelli che ne hanno diritto gli diamo il tempo di pagare in dieci anni, a poco a poco, per avere regolarmente la casa, chi non lo fa andrà incontro allo sgombero, c’è poco da fare. Chi non sana non avrà un’assegnazione definitiva. Dall’anno prossimo inizieremo una serie di attività di sgombero e chi non ha i titoli dovrà andare via, per esempio chi non rientra nella categoria di persona fragile o chi non ha un reddito basso, a persone quindi cui non spetterebbe quella casa».

Solo chi è assegnatario definitivo non rischia nulla, invece. Significa che l’amministrazione per regolamento non può attivare procedure di sgombero. «Ma possiamo recuperare coattivamente tutte le somme non pagate, come si fa per multe e tasse non versate, né più né meno – spiega ancora Mattina -. Si mandano le cartelle, si fanno i pignoramenti, i blocchi amministrativi come accade quando la pubblica amministrazione deve recuperare del credito». Quindi chi ha una casa assegnata definitivamente non ha nulla da sanare, non ha arretrati. «Significa che era in graduatoria e aveva i requisiti per averla. Se a un certo punto non paga più l’affitto per una serie di motivi il Comune, come lo Iacp, deve attuare le procedure per recuperare quei soldi». Ma che si fa nel caso in cui chi ha ottenuto definitivamente una casa dice di non avere un lavoro e quindi soldi per pagare? «52 euro sono tutti in grado di pagarli, anche chi non ha lavoro, parliamo di affitti particolari, agevolati. Una persona che ha un immobile erp (edilizia residenziale pubblica) paga nella maggior parte dei casi questa somma, chi dice che non può farlo mente, la difficoltà può essere per un mese, ma non sempre, il mese successivo riesce a recuperare. Ed è una somma che non cambia nel tempo, rimane tale».

Nelle scorse settimane, intanto, gli uffici dell’amministrazione hanno completato la notifica di circa 1.450 ingiunzioni di pagamento, riferite a circa 450 famiglie morose. I morosi, a sentire ancora l’assessore, sarebbero appena il nove per cento degli assegnatari, circa cinquemila, «a dimostrazione del fatto che il sistema nel suo complesso funziona». Le somme dovute variano in modo considerevole da 430 euro dovute al mancato versamento della quota condominiale, ad oltre 65mila euro, nel caso di coloro che una volta ottenuta l’assegnazione della casa non hanno mai pagato (il caso più eclatante è quello di una famiglia che non paga dal 1989). 

«Tutta questa gente che oggi critica….se paga un mutuo significa che può farlo – commenta per esempio Rosi sui social -. Le case sono state assegnate a chi in realtà non può pagare né mutuo né affitto, sono persone bisognose, vergognatevi per la vostra cattiveria». Mentre Marcella ammette senza problemi di aver abusivamente occupato un’abitazione «perché non abbiamo la possibilità di pagare affitto, mio marito si arrangia un po’ di qua e un po’ di là, ogni volta avete sempre da dire su ogni cosa, per gente come voi le cose sono sempre sbagliate, non possiamo vivere per strada solo perché voi vi lamentate, ora per farvi un favore magari andiamo a dormire per strada, ma poi lo avete visto che abbiamo i soldi?». 

Anno nuovo, mentalità e procedure nuove. Almeno, così sembrerebbe da questi presupposti che mirano a tendere una mano a chi fino a oggi ha vissuto nell’irregolarità più totale e a legittimare il patrimonio cittadino rendendolo un beneficio possibile a tutti. Anche se la strada per sopire completamente le polemiche sembra ancora tutta in salita.

Silvia Buffa

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