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Si avvia alle battute finali il processo nei confronti di quattro persone, tutte di Paternò, accusate di violenza sessuale aggravata, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne e violenza sessuale di gruppo.
Nella giornata di ieri la pubblica accusa rappresentata da Anna Trinchillo ha chiesto alla giudice per l’udienza preliminare Anna Cristaldi condanne severe per gli imputati: 16 anni di carcere per uno dei quattro indagati, già noto alle forze dell’ordine per fatti simili, e dieci anni per ciascuno degli altri tre. La prossima udienza è fissata per il 22 novembre, quando inizierà la discussione della difesa. I quattro presunti pedofili, rispettivamente 55, 43, 21 e 26 anni, sono giudicati con il rito abbreviato.
Il caso è esploso a ottobre dello scorso anno, quando i carabinieri hanno arrestato gli autori della violenza sessuale. La denuncia parte da Biancavilla, quando la mamma di un minorenne si reca nella caserma della stazione locale a denunciare il fatto che il figlio sarebbe stato adescato attraverso Facebook da un adulto di Paternò. L’uomo, dopo generiche e formali presentazioni via social, avrebbe cominciato a condividere le foto del figlio della donna sul proprio profilo.
I militari dell’Arma, una volta avviate le indagini, hanno individuato dapprima l’utente Facebook e poi, esaminando un gruppo WhatsApp, hanno avuto modo di portare alla luce un giro di violenze nei confronti di ragazzini, a Paternò. Dall’inchiesta è emerso che una delle vittime è il nipote di uno degli indagati. A maggio 2018 i minori coinvolti nella vicenda, accompagnati dai genitori, avrebbero indicato agli investigatori i luoghi dove sarebbero avvenuti gli incontri: di solito l’appuntamento era nei pressi della biblioteca comunale di piazza della Concordia, per poi spostarsi verso la scalinata settecentesca e da lì in una parte isolata del Castello Normano.
Qui i ragazzini avrebbero subito violenze sessuali. In altre occasioni l’abuso sarebbe avvenuto in abitazioni. Non solo palpeggiamenti ma anche rapporti di vario genere e in gruppo. Tutto nel periodo compreso tra il 2016 e il 2017, quando le tre vittime frequentavano la scuola media.
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