«Sono emersi determinati fatti che è troppo presto per commentare, considerando che l’esame della ragazza non si è ancora concluso. Restiamo in attesa di ascoltare tutto e di poterla controesaminare». Preferisce evitare ogni tipo di dichiarazione l’avvocato Andrea Treppiedi, che insieme al collega Antonino Agnello rappresenta il ginecologo Biagio Adile, accusato di aver abusato sessualmente di una paziente di 28 anni di origine tunisine. Oggi, di fronte alla corte della seconda sezione penale, è stata ascoltata la vittima che ha denunciato le violenze subite e che in aula ha confermato ogni accusa nei confronti del medico. Al centro dell’esame i due video registrati dalla giovane per tentare di documentare quello che Adile le avrebbe fatto.
Registrazione divisa in due file video, uno di circa sei minuti e l’altro di cinque, con in mezzo una pausa di sette minuti dovuta, secondo la ricostruzione della vittima, dal fatto che il medico avrebbe ricevuto in quel momento una telefonata che l’ha indotta a interrompere e poi a riprendere la registrazione col suo cellulare. La giovane, arrivata dalla Tunisia clandestinamente, è venuta in Italia soprattutto per cercare cure migliori per una malattia di cui soffre da anni. Ed è in occasione della sua prima visita nello studio di Adile, nel dicembre del 2016, che sarebbero avvenute le prime violenze: secondo quanto raccontato dalla 28enne, lui l’avrebbe palpeggiata e poi costretta a un rapporto orale.
Molestie che lei ha deciso di non denunciare. Mentre il medico però le dava un secondo appuntamento per effettuare un’ecografia, questa volta in ospedale. La giovane tunisina, sospettando che si sarebbe potuta ripetere la violenza, ha portato il cellulare per filmare la visita ed è riuscita a registrare gli abusi. Dal suo telefonino sono stati estratti infatti i due video, quelli oggetto dell’esame di oggi. Il medico non si sarebbe mai accorto della registrazione in corso: «Quello che si sente è inequivocabile, sia per quanto riguarda le intenzioni di lui sia soprattutto per il fatto che lei non vuole», spiegava già a marzo a MeridioNews l’avvocato Michele Calantropo, che rappresenta la giovane, costituita parte civile.
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