Auto in coda a perdita d’occhio, tempi incerti per andare al lavoro o tornare a casa e multe che fioccano per i furbetti della corsia di emergenza. Questo lo scenario al quale si assiste ogni giorno sulla A19 Palermo-Catania. Uno stillicidio iniziato con l’intervento di riqualifica e rinforzo della parte superiore del viadotto Favara. La data del termine dei lavori non è chiara, o meglio, «in via di ridefinizione» come riporta il sito del gestore della rete autostradale. L’Anas però rassicura: «Procedono regolarmente» e anche la chiusura dei cantieri «rimane fissata per la seconda metà del mese di aprile». Ma il giorno esatto non è stato ancora reso noto.
Traffico in tilt all’ingresso di Palermo fino allo svincolo di Villabate. Non va meglio per chi sceglie di avventurarsi per la deviazione consigliata di via Messina Montagne. Un tratto normalmente percorribile in pochi minuti diventa un incubo lungo ore. I lavori sono iniziati nel mese di ottobre e sono continuati a novembre (poi sospesi) e a dicembre ma hanno interessato la parte sottostante il viadotto. L’11 gennaio invece sono iniziati quelli nella parte superiore. Adesso bisognerà intervenire nell’altra carreggiata, ma ancora non è dato sapere quando. Ulteriori dettagli, dicono dall’Anas, verranno diffusi nelle prossime ore.
Disagi maggiori si registrano per i pendolari dei Comuni dell’area interessata: Bagheria, Misilmeri, Altavilla, Casteldaccia. Automobilisti che percorrono il tratto ogni giorno per portare i figli a scuola o andare e tornare dal luogo di lavoro. «Mi alzo almeno un’ora prima del solito perché non so quanto tempo impiegherò per arrivare in ufficio», dice Giovanna che vive a Bagheria e lavora a Palermo. «Senza contare che – aggiunge – non posso prevedere quanto tempo resterò imbottigliata nel traffico in circonvallazione». E al ritorno «è anche peggio».
I problemi riguardano infatti anche il tratto in direzione Catania, come racconta Concetta in viaggio ogni giorno da Palermo a Misilmeri: «Prima del blocco impiegavo 20 minuti ad arrivare, adesso, se mi va bene, la mattina ci metto 40 minuti. Se mi va male, anche un’ora e mezza». Anche lei deve privarsi di alcune ore di sonno per arrivare in tempo al lavoro: «Altrimenti, invece delle nove, arriverei in negozio dopo le dieci».
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