Una realtà dura, a contatto con emergenze e bisogni ma anche con realtà sociali a volte difficili da affrontare. Turni sfibranti, ore trascorse senza fermarsi un attimo. Non sono molti i medici che scelgono di lavorare in un pronto soccorso metropolitano, dove si registrano ogni giorno tantissimi accessi.
Ma i medici che decidono di lavorare qui cercano di svolgere al meglio il loro lavoro anche sotto le feste. Tiziana Maniscalchi dirigente medico del pronto soccorso di Villa Sofia quest’anno farà il turno di pomeriggio del 24 e quello di notte del 25 che termina alle 8 del 26: «Il turno di Natale è tra quelli che in assoluto pesano di più perché dobbiamo lasciare la famiglia, ma siamo abituati a lavorare nei giorni di festa, specialmente noi medici del pronto soccorso». Molti, spiega la dottoressa, preferiscono essere messi di turno a Capodanno, specialmente chi ha bambini. Ma i medici di questa struttura di emergenza sono pochi: 24 invece dei 34 necessari e quindi «Nessuno può esimersi dal fare un turno a Natale. Poi nel momento in cui cominci però la pesantezza di affrontare un giorno come questo al lavoro passa».
Nel momento in cui ci si trova al lavoro, racconta Maniscalchi, tutto svanisce non solo per motivi strettamente professionali «ma anche perché ci immedesimiamo con i pazienti, per loro sicuramente non è facile passare il Natale in ospedale. Quindi da noi non è vissuto come una tragedia. Il problema è che non riusciamo a programmare le nostre ferie o il nostro giorno libero. Se c’è il collega che sta male e si deve sostituire o se c’è una reperibilità stiamo sempre in allerta. Quindi è l’imprevedibilità il problema principale». Magari chi fa il turno di pomeriggio il 24 si ritrova poi a restare anche per quello di notte. «Un collega quest’anno farà dodici ore per dare magari la possibilità ad altri di trascorrere il Natale a casa», sottolinea.
Un turno al pronto soccorso dura 6 ore e 20 di mattina e pomeriggio. Nei venti minuti di compresenza ci si passa le consegne. Mentre il turno di notte dura 12 ore «tutte lavorative per noi. Notiamo una minima riduzione di flusso in queste giornate ma in misura molto minore di quanto ci si potrebbe aspettare essendo un ambulatorio metropolitano. nella maggior parte dei casi la gente viene perché ne ha veramente bisogno. L’uso poco corretto del pronto soccorso lo vediamo soprattutto in altri periodi dell’anno».
Ma c’è una realtà sociale che va oltre il bisogno di assistenza e che si ripresenta anche in questo periodo dell’anno. «Una cosa che notiamo è che ci viene portato qualche anziano in più. Ci sono persone sole che cercano conforto qui. Ovviamente non ci dicono che sono sole, lamentano una patologia, ma si capisce che hanno bisogno di attenzione, soprattutto di notte perché spesso hanno paura. Sono situazioni che noi viviamo ogni giorno». Inoltre sotto le feste i medici notano «un picco di casi di tipo depressivo. Le feste sono tra i momenti più a rischio».
Nei reparti è possibile avere un momento di raccoglimento per festeggiare con un panettone o un pandoro ma al pronto soccorso è diverso. «Noi il panettone ce lo portiamo, si apre e si taglia in cucina e si lascia in una stanza comune e a turno si va a mangiare una fetta». In reparto invece va un poco meglio. Si fanno gli auguri ai malati e c’è un momento in più di raccoglimento. «Certo forse bisognerebbe trovare delle alternative – afferma la dottoressa – per fare sentire di più ai pazienti il clima di festa come nei reparti di pediatria, un poco meno si fa in quelli per adulti dove alla fine ci sono tanti anziani. Noi medici tendiamo a dimenticare che lavoriamo il giorno di Natale, forse come meccanismo di difesa. Tentiamo di fare finta che sia un giorno come un altro e pensiamo che comunque stiamo bene, abbiamo una famiglia e un lavoro».
Ci sono medici che lavoreranno anche a Capodanno. Il problema è la carenza di personale. «Purtroppo succede che per potere essere liberi a Natale o a Capodanno dovremmo essere 32. Impegniamo 16 medici ogni giorno compresi i festivi, ma siamo 24. I turni li faccio io e quindi mi sento in parte responsabile della vita di 24 famiglie. Cerco di dare la possibilità a tutti di indicare le proprie preferenze nei turni per venire incontro alle loro esigenze. Questa è una cosa che secondo me fa lavorare meglio. Il problema è paradossalmente il reperimento dei medici. L’azienda quest’anno hanno istituito diversi concorsi e molte convocazioni sono andate deserte. Siamo riusciti a reperire in un anno soltanto due medici. Nessuno vuole venire a lavorare al pronto soccorso».
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