“Mancano meno di due mesi al voto per l’elezione del sindaco di Palermo e per il rinnovo del consiglio comunale e gli schieramenti in campo non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo sui nomi da proporre. Si assiste infatti ad un rincorrersi di indicazioni, ad uno scomporsi e ricomporsi di gruppi e alleanze politiche, spesso inconsistenti e, a nostro avviso, in ogni caso, di un profilo inadeguato alla gravità della situazione palermitana. Il dato reale che viene fuori è quello del disinteresse per il governo della città e l’interesse sfrenato alla affermazione personale di questo o di quel personaggio o al consolidamento di gruppi di potere i cui obiettivi non appaiono sempre limpidi. Mentre, dunque, si professa legalità ci si abbandona alla più plateale illegalità.
Clamoroso il caso del centrosinistra, dove veti incrociati, imboscate preordinate, vergognose campagne di incetta voti, hanno “sputtanato” le primarie e messo in grave imbarazzo vari dirigenti di partito. Il risultato finale di queste operazioni suicide ordite da menti raffinatissime, usiamo la battuta di Giovanni Falcone, è che ” una vittoria annunciata” , salvo un evento eccezionale dell’ultima ora che potrebbe sostanziarsi nell’azzeramento del risultato delle primarie e nella proposizione di un candidato unitario di grande livello che oggi non c’è, si trasformerà in “una sconfitta annunciata”, dando ragione a Gianfranco Miccichè quando dice che la sinistra è bravissima a creare le condizioni per la sconfitta. Un discorso alquanto simile, anche se per fortuna loro non si sono cimentati nella farsa delle primarie, riguarda il Terzo polo. Poteva essere l’occasione di una verifica della consistenza di un blocco di cui, nonostante quel che qualcuno dice, l’Italia sente la necessità.
Palermo, come molti sanno, forse più che altre città italiane, registra una presenza consistente di forze centriste, invece, grazie soprattutto ai giochi a rompere di uno dei partner e del suo leader, è divenuto lo spazio politico su cui maggiormente hanno pesato le identità sulle necessità di aggregazione. Ciascuno dei soggetti in campo ha giocato la propria partita in solitudine convinto di potere imporre il proprio gioco agli altri. Infine, il centrodestra, quello che fino a qualche mese fa, dopo la gestione del Comune da parte dell’ex sindaco, Diego Cammarata, appariva il meno quotato a raggiungere un risultato positivo appare oggi, nonostante qualche incrinatura, il meglio collocato nella corsa alla sindacatura.
Questo il quadro desolante ed apparentemente senza via d’uscita. C’è da chiedersi il motivo reale di quanto avviene, se cioè Palermo, una città che a bocce ferme appare inamministrabile, sia, a parte le ambizioni personali di qualche cretinetto che si presta a fare l’utile idiota, l’obiettivo principale dei contendenti o se Palermo sia solo la scusa, una battaglia che si inserisce in una strategia più ampia. Abbiamo infatti l’impressione che a Palermo si stia giocando una partita che non riguarda solo la città o, come qualcuno vorrebbe, la Regione. Siamo convinti che a Palermo si stia giocando una delle partite principali per il futuro assetto del Paese, per il dopo Monti, per capirci. Siamo convinti però che, laddove la nostra idea fosse corretta, la partita in corso, con buona pace dei giocatori, non sia quella giusta, che l’obiettivo sia sbagliato, perché strada facendo il quadro è cambiato, il dopo Monti, checché ne pensino le modeste terze file che ci governano, non potrà, salvo un suicidio del Paese, mai essere un ritorno ad un passato che si giocava, nei modi e con i tempi, con cui si sta giocando la partita politica a Palermo.
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