A Palermo in calo i reati, tranne le rapine Longo: «Molte sono commesse per fame»

Ha preso in esame ogni singolo aspetto dell’azione della polizia nel 2016 il questore di Palermo Guido Longo, che questa mattina ha tirato le somme dell’anno che volge al termine. Dai grandi temi come il terrorismo e la mafia, alla delinquenza di tutti i giorni. I dati sono incoraggianti: nel 2016 si registra un calo per tutte le tipologie di reato, tranne che per uno, le rapine, che passano da 702 dell’anno scorso a 794 quest’anno. «Molte sono commesse per fame», commenta il questore. Le cifre infatti parlano chiaro: i bottini si aggirano spesso fra i 50 e i 100 euro, somme irrisorie. Il modus operandi è sempre lo stesso: si minaccia o si cerca di intimidire il commesso di turno, a volte senza nemmeno avere un’arma con sé. Identiche le modalità della rapina subita ieri da don Pertini, il parroco del quartiere Zen picchiato e rapinato da quattro aggressori, che hanno portato via il tabernacolo della chiesa e i calici. Tema particolarmente discusso è anche quello dei posteggiatori abusivi: «Non c’è reato se non c’è vittima – precisa Longo – Se il cittadino decide di pagare, allora non è più una vittima. Dovrebbe invece chiamare una volante. Finché ci sarà chi li paga, ci saranno anche i posteggiatori abusivi». Inutile, quindi, confidare nelle multe: i più risultano nullatenenti, sarebbe quindi una soluzione inutile.

Dal pizzo dei posteggiatori a quello chiesto con le estorsioni di stampo mafioso il passo è breve: «Anche lì c’è scarsa collaborazione da parte dei cittadini – spiega ancora il questore – Per uno che denuncia, ce n’è un altro che non lo fa. È un fatto di educazione mentale, siamo portati a pensare “ma a me che me ne frega”». Silenzio, invece, sulle indagini per catturare Matteo Messina Denaro, «l’ultimo rimasto di quella generazione che sconquassò il Paese»: si lasciano aperte tutte le ipotesi, da una probabile fuga dall’Italia al sopraggiungere della morte. Tuttavia il questore è ottimista: «Lui non fa nulla per mettersi in mostra, quindi tutto è possibile, ma finirà anche questo». Ma la mafia a Palermo non è più solo quella dei boss di Cosa nostra. Solo di recente, infatti, è stata sgominata con l’operazione Black Axe una vera e propria organizzazione criminale che alla mafia nostrana non ha nulla da invidiare: «L’operazione ha totalmente eliminato ogni traccia della mafia nigeriana a Palermo – continua il questore – È chiaro che organizzazioni di questo tipo, ben strutturate e basate su rigide punizioni per gli affiliati che non seguivano le regole, sono destinate a intrecciarsi con altre realtà criminali locali».

I confini sono dunque piuttosto labili e il rischio di pericolose commistioni è concreto, l’unico antidoto sarebbe «aumentare le deterrenze». E alla luce dell’elevato numero di migranti giunti nel 2016 il pericolo di proselitismo si fa più alto, ma accoglienza e integrazione restano parole d’ordine per la città: «Creare sacche di emarginazione e ghettizzazione significa favorire il terrorismo.Tutte le nostre unità contribuiscono a mantenere l’ordine e il controllo, abbiamo tutti lo stesso fine – spiega Longo – Abbiamo arrestato una sessantina di scafisti, ma risalire agli organizzatori è più difficile, si muovono per tutto il mondo». Resta alta, quindi, l’allerta, soprattutto in seguito ai fatti di sangue accaduti in Europa, che hanno costretto ad adottare maggiori misure di sicurezza antiterrorismo. «Abbiamo aumentato le attenzioni ai luoghi di aggregazione come i teatri e studiato strategie diverse sulla scorta dei fatti successi a Nizza». Dell’attentatore di Berlino, invece, è impossibile conoscerne le intenzioni reali: «Non possiamo sapere se Anis Amri volesse venire in Sicilia», dice ancora il questore, che conclude con un consiglio: «Se vediamo qualcosa che non ci piace, dobbiamo segnalarlo subito, abbiamo apparati specializzati per interventi tempestivi. Questi fenomeni non possono essere battuti da uno solo, siamo tutti attori, siamo tutti dalla stessa parte, veniamoci incontro». 

Silvia Buffa

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