Hanadi Zahlout e Yara Bader sono due donne siriane che hanno coraggiosamente raccontato le lotte nella Siria del presidente dittatore Bashar al-Assad. Giornalista e attivista politica la prima, blogger la seconda, con le loro denunce hanno diffuso dentro e fuori dal loro Paese informazioni scomode per il regime. Per questo, entrambe hanno conosciuto da vicino il carcere e le torture degli uomini di Assad. A loro quest’anno è andato il riconoscimento speciale Unicredit per l’impegno per la pace e la libertà di informazione nell’ambito dell’edizione 2012 del premio Ilaria Alpi, reporter del Tg3 uccisa a Mogadiscio, in Somalia, nel 1994 insieme alloperatore Miran Hrovatin. Entrambe, come Ilaria, non si sono fermate davanti a minacce e violenze per raccontare la verità. E adesso che sono libere, hanno intenzione di andare avanti.
Yara Bader è la co-direttrice del Centro siriano per i media e la libertà di espressione, ed è stata più volte arrestata dagli uomini del regime per pubblicazione e diffusione di «materiale proibito». E’ la moglie di Mazen Darwish, fondatore e direttore dello stesso centro, ancora rinchiuso nelle celle sotterranee dei servizi di sicurezza. Hanadi Zahlout è una giornalista e attivista politica, arrestata dagli uomini di Assad e testimone dei metodi di tortura delle carceri siriane per aver raccontato com’è la vita nel suo Paese. Entrambe sono sospettate dal regime di aver fatto parte di gruppi politici sovversivi e accusate di aver diffuso notizie contro il governo.
La diciottesina edizione del premio Ilaria Alpi ha dedicato un focus alla scottante questione siriana, e alla libertà di informazione in pericolo per i continui abusi subiti dai giornalisti in Siria. Raccontati attraverso le testimonianze di Hanadi Zahlout, che adesso vive in Europa, intervenuta a Riccione – sede del concorso – per ritirare il premio anche per Yara Bader che, per motivi di sicurezza, non può lasciare la Siria.
Un’occasione per ricordare anche il reporter francese Gilles Jacquier, inviato di France 2, ucciso in circostanze poco chiare l’11 gennaio scorso nella città di Homs, in Siria. Nel 2011, Jacquier aveva vinto il riconoscimento dedicato alla giornalista uccisa in Somalia per il miglior reportage internazionale, grazie ad un servizio sulla rivoluzione in Tunisia dal titolo Tunisie, la révolution en marche sulla lotta dei giovani tunisini per la democrazia.
[Foto di Premio giornalistico Ilaria Alpi 2012]
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