A Donne del Sud per il Sud si parla di intercultura e violenza «Mettere in sicurezza le vittime con ascolto e accoglienza»

La violenza si manifesta sotto diverse forme. Può essere fisica, psicologica e tende a isolare la vittima. Non sempre però il profilo delle donne che chiedono aiuto corrisponde all’immaginario comune, come spiega Luigia Billone, psicologa dello sportello anti-violenza Amorù, nato a marzo nella zona della stazione centrale. «Finora sono una decina le donne che si sono rivolte a noi e non tutte sono vittime di violenza, alcune di loro hanno solo bisogno di essere ascoltate. Spesso si pensa che le donne che subiscono violenza abbiano una bassa istruzione o che provengano da ambienti degradati, in realtà non è così. A noi si sono rivolte professioniste e laureate e anche donne giovanissime, una di queste di soli vent’anni, che subisce abusi sin da quando ne aveva quattordici». 

Un percorso difficile quello dei volontari dello sportello, che inizia con «dovere rompere il muro di silenzio che queste persone si portano dietro – aggiunge Billone – insieme al senso di colpa e alla convinzione che se il loro aguzzino non fosse violento o non le picchiasse, sarebbe l’uomo ideale per loro, entrano in una spirale perversa». Un percorso complicato che passa anche dal recupero del sé interiore delle vittime che «non credono più in loro stesse spiega la psicologa – proprio perché l’uomo le convince del fatto che non valgono nulla e poi tende a isolarle tagliandole fuori dai contatti sociali: spesso queste donne non confessano nemmeno alla famiglia di subire violenza e anche  dalla vita professionale, rendendole ricattabili sotto il profilo economico, convincendole del fatto che “senza di me non hai dove andare”. Occorre quindi accompagnarle in un percorso di empowerment». 

Gli effetti della violenza sulle donne sono uguali sotto il profilo psicologico, ovvero sono affette da un disturbo post traumatico da stress, «non c’è razza, età, religione o estrazione sociale che possa cambiare questo dato» ma è chiaro che l’approccio di intervento cambia: una diversa cultura porta in sé differenti valori e differenti modi di intendere la vita culturale, sociale e familiare. Una realtà «che esiste nella zona della stazione centrale dove ha aperto lo sportello. Uno spazio di libertà dove c’è ascolto e accoglienza e dove si sospende il giudizio. Un luogo dove mettere queste donne in sicurezza», afferma Billone.  Per questo secondo la dottoressa serve un approccio globale di presa in carico al femminile che possa rispondere a 360 gradi alle esigenze delle donne sul territorio, mettendo in rete diverse realtà. 

Una tappa importante in questo percorso è il convegno che si terrà oggi pomeriggio a villa Niscemi Donne del Sud per il Sud che vedrà la presenza di rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, dell’associazionismo, operatori sociali impegnati sul fronte dell’accoglienza delle donne vittime di violenza, medici e formatori. Il tutto, avvalorato dalle testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza della violenza. Di qualunque genere e provenienza sia. Il convegno è organizzato dall’organizzazione umanitaria Life and Life. A parlare del valore dell’intercultura e di come nasce un progetto di cooperazione sarà oggi la vicepresidente Valentina Cicirello. «Scriveremo una pagina importante della cooperazione in Sicilia – afferma – un convegno delle donne e per le donne dove parleremo di violenza ma non solo, anche di integrazione, di sartoria sociale di alimentazione e stile di vita». 

Stefania Brusca

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