‘A cunzata d’a cona rivive tra le strade di San Berillo Gli studenti addobbano gli altarini con frutta e colori

«Si calau na cona». Ovvero, si è abbuffato. Un modo di dire tipico del dialetto che ha le sue origini tra sacro e profano. Perché la cona in siciliano non è altro che l’edicola votiva. Il tradizionale altarino della cultura cristiana che, in passato, durante il periodo natalizio, veniva addobbato con agrumi. Finite le festività, la tradizione voleva che la frutta venisse smontata e mangiata. Nasce da qui il detto. 

C’è tutto questo alla base del progetto comunale Adottiamo una cona, finalizzato alla valorizzazione e al recupero dei riti siciliani e indirizzato agli studenti delle scuole medie etnee che hanno realizzato nuove edicole votive o – più fedelmente – addobbato quelle già presenti nel quartiere vecchio di San Berillo

Un tripudio di colori, luci e sicilianità, che esprime la devozione anche attraverso l’offerta dei frutti provenienti dalla terra. Due le modalità prescelte dalle scuole per ripristinare l’antica tradizione: addobbare le cone con agrumi e prodotti tipici siciliani oppure realizzarne altre di sana pianta con l’uso di materiali vari, tra cui la carta pesta. 

«Noi abbiamo deciso di addobbare le cone antiche in piazza delle Belle – racconta a MeridioNews Tiziana Salafia, docente di Lettere e referente dei progetti dell’istituto scolastico Quirino Maiorana – Si tratta di quelle posizionate sugli altarini, ovvero le nicchie che si trovano nei palazzi o agli angoli delle strade, in pietra normale o pietra lavica, e che contengono una scultura o un dipinto». 

«Le cone venivano addobbate anche con la frutta secca, oltre che con pungitopo, foglie e fichi d’india. Dopo le feste i frutti venivano smontati e mangiati: abitudine da cui deriva anche il famoso detto». Gli addobbi, però, non esaurivano la tradizione, che comprendeva anche l’accompagnamento musicale. «Durante tutto il periodo dell’Avvento lo zampognaro si metteva davanti alle edicole votive suonando le melodie natalizie. Nei paesi lo fanno ancora e, fino a qualche decennio fa, succedeva anche a Catania». Enorme la partecipazione dei giovani etnei di fronte a tanti colori e antiche sensazioni. «I ragazzi si sono entusiasmati nel portare la frutta e tutti gli altri addobbi – conclude Salafia – È stata un’esperienza assolutamente positiva». 

Antonia Maria Arrabito

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