A cena con Dacia Maraini

Dacia Maraini. È un nome che si commenta da solo. La sua prosa è talmente celebre ed amata che qualunque presentazione introduttiva alla donna o alla scrittrice sarebbe superflua.

Confesso che personalmente ho sempre trovato noioso quel genere di scrittura che si occupa di denunce sociali e simili; è un mestiere che  lascerei ai giornalisti. La scrittura dovrebbe rapire il lettore, trascinandolo in un mondo incantato, fatto di immagini, suoni, colori “da sogno”; una bellezza che difficilmente è riscontrabile nella realtà che ci circonda.

E così, accostandomi qualche tempo fa alle pagine della Maraini, quella scrittura, quasi imbevuta della violenza del mondo, mi sembrò asciutta, secca, eccessivamente ruvida e decisamente troppo essenziale. Allora decisi di classificare Dacia Maraini come una donna altrettanto arida e aggressiva.

Ebbene, il mese scorso ho dovuto ricredermi, quando la promozione dei suoi ultimi lavori ha portato l’autrice qui da noi, in Sicilia.

Io ho avuto l’opportunità di seguire alcune delle tappe siciliane della scrittrice ed il piacere di cenare con una donna davvero straordinaria e ammaliante. Sono stata stregata anch’io, come tanti immagino, da due occhi di un azzurro intenso, che lasciano trasparire uno spirito profondamente intriso di passione. La donna che credevo fredda e disincantata, si è rivelata una persona estremamente dolce e garbata e soprattutto straordinariamente coinvolgente.

Assistendo infatti alla presentazione del suo penultimo lavoro, I giorni di Antigone, mi sono accorta che la passione è la ragione fondamentale che spinge l’autrice ad impegnarsi nel sociale, cercando in particolare di portare all’attenzione i soprusi che le donne, a cui sono negati i anche i diritti più basilari, sono costrette a subire.

Questo testo, che raccoglie gli articoli giornalistici scritti da Dacia Maraini negli ultimi anni, è appunto emblema del coraggio di una donna nel mostrare le proprie idee, con la speranza e la fiducia che davvero si possa cambiare questo mondo fatto di abusi, lapidazioni e stupri.

Le parole con cui la scrittrice descrive i fatti, forti come il ‘gesto’ di Antigone che “disobbedisce per amore”, aiutano a far ‘memoria’ del presente per tentare di costruire consapevolmente un futuro diverso. Ecco a cosa serviva quella durezza che non riuscivo a decifrare…

Far riflettere sulla natura umana. Far riflettere soprattutto su quanti pregiudizi e luoghi comuni si abbattono ancora oggi sull’universo femminile.

Tra un primo ed un secondo di pesce, i suoi pensieri, espressi in maniera così semplice e spontanea, mi hanno affascinata. Con le sue poche parole Dacia Maraini è riuscita a farmi comprendere il suo dolore per far parte di una società ancora imperfetta e la sua voglia di fare qualcosa di concreto.

Quello che non riuscivo ancora a capire era come il problema potesse essere rapportato al mito di Antigone, così lontano nel tempo. “Vedi – mi ha risposto – Antigone è una donna che disobbedisce alle regole, ma lo fa con un atto d’amore, d’affetto, senza inveire e senza usare violenza. Non c’è esempio migliore – ha continuato – la ‘disobbedienza’dovrebbe servire a ricostruire un sistema d’affetto contro le dilaganti ideologie dell’odio”.

Quindi gli uomini sono capaci di grandi ed autentiche ‘passioni’; bisogna semplicemente saperle organizzare. Ed esistono dei diritti inalienabili, come per Antigone quello di dare degna sepoltura al corpo di un caro, per cui è lecito disobbedire alle regole imposte dall’alto.

Questo è il messaggio che Dacia Maraini ha sempre cercato di lanciare. E lo ha fatto anche attraverso il teatro, che per l’autrice rappresenta la “messa in scena della dolorosa investigazione sui grandi temi sociali”.

E così i suoi personaggi, come sempre donne in maggioranza, si raccontano nei loro conflitti interiori, nelle loro inquietudini e nei loro grandi interrogativi, quasi fossero protagoniste del teatro delle origini, nato come dialogo dell’uomo con gli dei.

Ed è per il suo impegno teatrale che è stato assegnato alla Maraini, qui a Ragusa, il premio nazionale “Salvy d’Albergo”. E chi più adatto di lei a ricevere questo premio? Dacia Maraini diventa protagonista dell’edizione 2007 della manifestazione di assegnazione del premio come rappresentante di una grande sensibilità alla trasmissione di educazione culturale e sociale attraverso le scene teatrali.

Ed è proprio un messaggio forte di riflessione sui rapporti umani che la scrittrice manda appunto anche attraverso la scena, con la speranza che possa oltrepassare quella zona morta che sta tra il palcoscenico e la platea, quel “mare ignoto in cui si perdono le voci e le buone intenzioni”.

Alessandra Lo Re

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