A Casa Catania i racconti sul nubifragio La soluzione: «Quando piove non esco»

Una bomba d’acqua. È stato definito così il nubifragio che si è abbattuto sulla città di Catania lo scorso giovedì. Innumerevoli le chiamate al numero di pronto emergenza da parte dei cittadini che hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà. La città si è infatti letteralmente allagata, i tombini sono saltati e le strade si sono crepate. Ore di panico in cui si è anche diffusa la notizia, poi rilevatasi falsa, di un uomo disperso. Adesso è il momento della conta dei danni, e non solo di quelli materiali. E le storie sono tante. Alcune sono state le protagoniste di un appuntamento organizzato appositamente questa mattina nella sede di Casa Catania.

Circa ottanta gli intervenuti per parlare della propria esperienza o di quella di un parente durante le ore di pioggia. I disagi subiti dalla popolazione, infatti, sono notevoli e qualcuno ha anche rischiato di morire ed è stato salvato dall’intervento di parenti o semplici sconosciuti che hanno messo in pericolo la loro vita per salvarne un’altra. È accaduto, ad esempio, alla signora Maria all’angolo tra via Monserrato e via Imbriani. «È saltato un tombino in aria come un geyser e ci sono caduta dentro con la macchina che ha subito iniziato ad allagarsi. Se non fosse stato per l’intervento di due immigrati non so che fine avrei fatto».

Oltre Maria anche la signora Grazia si è salvata dalla furia dell’acqua, che anche nel suo caso l’ha sorpresa in auto. «Sono stata investita dall’acqua in via santa Sofia. La macchina si è riempita e poi si è spenta e quindi ho iniziato letteralmente a navigare fino a quando non sono riuscita a bloccarla su un marciapiede. Io sono rimasta bloccata in quella posizione almeno un’ora e la macchina ho potuto recuperarla solo ieri», dichiara. In tutte le storie raccontate si sottolinea la mancanza di manutenzione delle vie di scolo dell’acqua che hanno permesso allagamenti un po’ dappertutto e conseguenti problemi alla popolazione.

Orazio Arena racconta che è rimasto bloccato nella sede della biblioteca di Scienze politiche, in via Dusmet, insieme a molti altri colleghi universitari. «L’acqua ci ha bloccati dentro per tre ore – dice – causando panico e terrore perché la struttura stava per essere inondata». Non se la sono cavata meglio i suoi genitori che hanno dovuto affrontare il fiume in piena che si è creato in via Galermo, nel quartiere Cibali. «Lì però la situazione è così per ogni pioggia», ammettono.

Della zona nord di Catania, in particolare di Librino e del villaggio di Santa Maria Goretti hanno parlato Alessandro Todero e Daniele Isgrò, volontario della protezione civile. Entrambi raccontano situazioni già viste, allagamenti nei palazzi di Librino, strade squarciate e intere zone senza illuminazione. Per quanto riguarda il villaggio, però, Daniele Isgrò sottolinea una situazione un po’ diversa dal consueto. «I canali hanno retto abbastanza, si è allagata solo una strada e un parcheggio», afferma. Denuncia, invece, l’assenza di vigili urbani a coadiuvarli nell’intervento. «Li abbiamo chiamati più volte durante il pomeriggio perché era necessario chiudere la strada per fare bene il nostro lavoro, ma sono arrivati soltanto alle dieci di sera».

I problemi riscontrati in città sono più o meno uguali dappertutto, per via dei sistemi di scolo inefficienti, di una condotta fognaria non completa e dei tombini otturati che caratterizzano Catania. Per stessa ammissione del sindaco Raffaele Stancanelli, «non sono puliti da diversi anni». In alcune zone, però, i lavori del canale di gronda, avviati diverso tempo fa, sono stati completati e hanno retto la situazione. Ne parla Rosario in riferimento alla zona di via del Bosco. «Hanno fatto l’allacciamento qualche anno fa e finalmente non si verificano più gli allagamenti che eravamo costretti a subire. Serve la manutenzione, però, altrimenti si vanifica tutto».

E sull’inefficienza dei canali per lo scolo delle acque è intervenuto a Casa Catania anche un geometra. Era a casa durante il maltempo e né lui né nessun altro della sua famiglia ha rischiato nulla, ma parla da tecnico e definisce queste opere «essenziali». Come tutti gli altri si auspica una maggiore manutenzione e una maggiore attenzione nel sovvenzionare opere per il deflusso delle acque piovane. Nell’attesa suggerisce una soluzione: «Quando piove non esco».

desireemiranda

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