A Ballarò la comunità senegalese si autoracconta Partendo dal caso di Firenze. «Migrare non è reato»

Partecipare alla vita politica della città, non autoghettizzandosi e restando uniti: il senso dell’incontro di oggi al Moltivolti, il noto locale nel cuore di Ballarò pensato per «offrire dignità, cittadinanza e valore a partire dalla diversità», in fondo è tutto qui. Lo spunto è stata la convocazione, da parte dell’associazione senegalese della Sicilia occidentale, di una conferenza stampa che partisse dal recente omicidio di Firenze. Ma l’iniziativa, che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, si è immediatamente allargato: a intervenire sono stati esponenti delle tante comunità africane che abitano e vivono il quartiere e anche le istituzioni locali, tra cui il presidente della prima circoscrizione Massimo Castiglia e l’assessore alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina.

Anche se le parole più apprezzate sono state quelle del sindaco Leoluca Orlando. «Vi supplico di non aver paura – ha detto il primo cittadino – la paura mette in moto meccanismi pericolosi. Se c’è una norma della Costituzione che dovrebbe essere cambiata è quella che parla delle razze, perchè la razza è una sola. L’approccio umanitario nei confronti del migrante è una perversione e porta sulla strada sbagliata. Nessuno si pone il problema della sicurezza del migrante. Chi se ne occupa? Nessuno. L’identità non dipende dal sangue. Io non sono siciliano perchè sono nato qui o perchè i miei genitori lo erano, ma perchè ho scelto di esserlo». 

A introdurre il lungo numero di interventi è stato Fally Ndong, presidente dell’associazione senegalese che la sede di fronte l’oratorio santa Chiara. «Noi siamo oggi qui per manifestare vicinanza alla comunità di Firenze – ha spiegato – questa vicenda tocca tutti e non solo i senegalesi, quando qualcuno muore per motivi razzisti tutti dobbiamo condannare il gesto. Per questo motivo abbiamo convocato questa conferenza stampa. L’immigrazione non può essere mai un reato». Anche Claudio Arestivo, tra i soci fondatori di Moltivolti, ha chiarito i motivi dell’assemblea: «In queste settimane abbiamo pensato che in questo clima diventa importante sentire le voci delle comunità che troppo spesso parlano per bocca dei palermitani. In questo momento non ci si deve stringere solo attorno ma si deve stimolare anche l’attivismo delle comunità. Sappiamo che è difficile, ma c’è un gruppo di persone che vi sta accanto. Abbiamo invitato tutti i rappresentanti politici, ma oggi sono presenti in pochi, e tutti dalla stessa parte. Abbiamo invitato tutti i giornalisti, spesso ci contattano per storie positive o cose curiose, ma oggi non si sono presentati».

In tanti hanno ribadito che Palermo resta una città ospitale. Come ha affermato Mohamed Sisi «la gente viene qui per lavorare ma appena ha la possibilità torna qui, perchè questa è una città ospitale. Noi ci sentiamo tutti palermitani, e non è uno slogan. Io stesso sono arrivato qui tanto tempo fa, sono andato via e poi sono tornato. Dobbiamo lavorare insieme». Lo stesso concetto è stato ribadito da Abdel Rachid Maiga, uno dei volti più noti dal quartiere, che con inflessione dialettale palermitana ha aggiunto che «qui noi ci troviamo bene. Io sono qui da quasi 20 anni, Palermo mi permette di stare bene. Ma a noi stranieri chi ci difende se ci rubano nei negozi? Vogliamo essere ascoltati, vogliamo essere presenti a tutto, vogliamo partecipare. Non c’è da distinguere tra bianchi e neri, ma c’è da salvaguardare la comunità di Ballarò».

Erano presenti anche le tante associazioni che ogni giorno sostengono i migranti nella conquista dei più elementari diritti, scontati per gli italiani ma non per chi arriva. A prendere parola per loro è stato Fausto Melluso, come rappresentante del Forum Antirazzista: «Dopo 15 minuti dai fatti di Firenze il sindaco Nardella aveva già pubblicato un tweet con scritto “non è razzismo” – ha detto – . Ma come faceva a esserne sicuri? Esiste un razzismo piccolo, il razzismo che non consente alle persone di trovare un alloggio e un lavoro per il colore della pelle, anche quello è razzismo. Se sbaglia un migrante sbagliano tutti, se sbaglia un italiano bisogna comprenderlo. I diritti non si possono regalare, ma vanno conquistati. E questa conquista passa anche dalla capacità delle comunità di autorappresentarsi, di incidere nel dibattito pubblico. Gli assenti verranno se riuscirete a lavorare per una presenza che non sia solo numerica, ma sia una presenza politica. Noi siamo con voi». 

L’appello a una partecipazione politica più attiva è venuto anche dal presidente della prima circoscrizione Massimo Castiglia, che ha ribadito come non debbano «nascere situazioni di razzismo tra gli emarginati. Le comunità devono partecipare alla vita politica di questa città. E per questo vi invito a partecipare ad esempio alle assemblee di Sos Ballarò, a partire da questo mercoledì. Perchè, lo devo dire, a volte si crea il ghetto dentro il ghetto. È importante la vostra partecipazione, la partecipazione di tutti». Mentre l’assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina, che si è detto emozionato, ha concluso il suo intervento con un auspicio: «riuscire ad ascoltare per me è fondamentale, proprio per costruire una comunità di cui tutti facciamo parte». 

Andrea Turco

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