A Bagheria Pronto soccorso sociale e Centro antiviolenza Sindaco: «Restituiamo alla città beni confiscati alla mafia»

«È un progetto che serviva. In due anni e mezzo di amministrazione troppo spesso mi sono imbattuto nelle storie di persone che dormivano in strada o in auto». Parla con soddisfazione il primo cittadino di Bagheria, Patrizio Cinque, che ieri ha ufficialmente inaugurato in via Primo Incorvino un Pronto soccorso sociale. La struttura, arredata con sette posti letto e tre culle, sorge all’interno di un bene confiscato a un muratore mafioso bagherese. Il centro è stato ristrutturato, arredato e reso efficiente dal punto di vista energetico con pannelli fotovoltaici grazie a un finanziamento europeo di circa 150mila euro. Il bene sarà gestito sia dal Comune che dalla Caritas cittadina con l’associazione Nuovo Millennio. «L’amministrazione comunale prenderà in carico il soggetto che ha bisogno del posto letto temporaneo, che gli spetterà per un massimo di 15 giorni, e l’associazione, attraverso 15mila euro di contributo annuali, dovrà occuparsi delle necessità di queste persone e della custodia della struttura», spiega il sindaco a MeridioNews, che continua: «È un progetto importante perché ci ha permesso di restituire alla città un bene confiscato, trasformando una cosa negativa in positiva».

«Prima ci affidavamo solo alla Caritas e ai servizi delle politiche sociali, chiedendo alloggio in qualche hotel e pagando di tasca nostra», racconta ancora Cinque. Per la nuova struttura, invece, le persone da aiutare verranno individuate attraverso il servizio sociale del Comune, ma fondamentali resteranno le segnalazione delle parrocchie, che non sono nuove a questo fenomeno. Una volta individuato, la persona da aiutare viene presa e portata con un pulmino nel centro. «Finalmente non più un aiuto temporaneo per tamponare, ma una struttura vera e propria in cui stare al caldo e completa di tutti i servizi – dice il sindaco – Ogni soggetto sarà a tutti gli effetti preso in carico dalle politiche sociali, grazie alle quali sarà possibile fare un’analisi precisa della singola situazione di ognuno dal punto di vista economico e della salute, in modo da poter ideare un piano di aiuto personalizzato». A Bagheria, quindi, non esiste nessun invisibile per le istituzioni: «Tutta l’amministrazione e l’intera comunità bagherese non lascia soli nessuno. Ma questa è una prima risposta, perché vorremmo ampliare l’offerta spiega ancora Cinque – Ogni società che si rispetti deve porsi il problema di garantire a ognuno un tetto sopra la testa, è un bisogno primario».

Ma a dare prestigio al comune palermitano, dopo la riapertura del Museo Guttuso e del Pronto soccorso sociale, è anche l’apertura del primo Centro antiviolenza, inaugurato l’altro ieri. Anche questo sorge all’interno di un bene confiscato alla mafia. Come per il centro di via Incorvino, ristrutturazione, arredamento e adeguamento elettrico sono stati possibili grazie a un finanziamento europeo di 150mila euro. A gestire il Centro insieme al Comune sarà la cooperativa Nuova generazione, che riceverà 35mila euro annui col quale assicurerà un contributo psicologico e legale alle donne che hanno subito violenza. La struttura sarà aperta dal lunedì al venerdì. «Abbiamo allargato il servizio anche al comprensorio, perché il fenomeno è diffuso ma sommerso – conclude il primo cittadino – Anche in questo caso, il Comune prende in carico il soggetto e lo segue da tutti i punti di vista. Se non si fanno azioni di questo tipo si corre il rischio di alimentare una società patriarcale in cui la donna non riesce a maturare realmente le pari opportunità». A tutto questo si andranno ad aggiungere attività mirate di sensibilizzazione sul tema.

Silvia Buffa

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