Un carro colorato e dinamico, alto circa dieci metri, sfilerà per le strade di Palermo la sera del 14 luglio in occasione del 395° Festino di Santa Rosalia. Costruito dai detenuti della Casa di Reclusione Ucciardone in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti, un po’ carretto e un po’ strascino, il Carro Trionfale ideato dallo scenografo Fabrizio Lupo riprende nella forma lo sgabello ottocentesco carcerario, prolungato come una torre a reggere nell’apice la Santuzza.
«È un carro meditato – spiega Lupo – lo chiamo il carro delle riconciliazioni, perché le cose che mi venivano chieste dalla direzione artistica coincidevano con i miei progetti, le idee che avevo nel cassetto. E’ costruito in base ad un’idea ottocentesca piuttosto che barocca e, a differenza degli altri anni in cui lo si faceva a forma di barca, quest’anno è un vero e proprio carro trionfale, a forma di vasca con un candelone centrale». Un’esplosione di colori e creatività, che richiama il folklore dei carretti siciliani: tra i dettagli alcuni riquadri a scacchiera che raccontano la storia di Santa Rosalia e San Benedetto. «L’idea quest’anno era quella di avvicinarsi alle tradizioni popolari – continua Lupo – potremmo quindi definirlo un carretto siciliano realizzato in forma di carro trionfale con le quattro ruote dello strascino, il vecchio carro dei trasporti ingombranti».
Tema di quest’anno l’inquietudine, intesa positivamente perché spinge a reagire, a differenza della paura. «L’inquietudine di cui tanto ha parlato il Santo Padre – spiega Lollo Franco, riconfermato direttore artistico insieme a Letizia Battaglia – un’inquietudine che culmina nella rinascita, che consiste nel mettersi in gioco, sentirsi utili e solidali verso gli altri. L’inquietudine che si combatte con un’esplosione di colori». Sullo stesso concetto e si sofferma, durante la conferenza stampa, anche l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice : «Lampedusa in questo momento è un luogo che deve suscitare inquietudine – afferma – non la paura ma l’inquietudine, perché dall’inquietudine possono nascere un’intelligenza lucida e un cuore che resta umano». L’assessore alle Culture, Adham Darawsha, si mostra onorato di poter prendere parte al festino pur essendo musulmano: «Palermo è una città molto particolare – commenta – io che sono di famiglia islamica sono onorato di poter partecipare al Festino da assessore delle culture. Palermo ha reso il suo festino, festino dell’intera città: dei cattolici, dei non cattolici, dei palermitani dei non palermitani, Rosalia è di tutti!».
Verrà anche rappresentato per la prima volta nello spettacolo al Piano della Cattedrale il Genio di Palermo, espressione della città laica. «L’idea nasce da una mazza che si trova al santuario Monte Pellegrino – spiega il direttore artistico – raffigurante Santa Rosalia e il Genio di Palermo, il cattolicesimo e la laicità». Insieme al carro trionfale scenderanno in strada le arti, dalla musica alla danza, in un melodramma che culminerà nella celebrazione della amata Patrona. Ad aprire le danze “L’offerta della Cera”, un corteo che partendo da Piazza Pretoria riunirà 120 confraternite fino alla Cattedrale. E ancora il Festinello – tradizione forse ancora più antica del festino – a piazza Monte di Pietà, nel quartiere del cacciatore Vincenzo Bonelli a cui apparse la Santuzza nel 1624.
In scena con lo spettacolo Palermo è Rosalia gli attori-detenuti del Laboratorio Teatrale dell’Ucciardone condotto da Lollo Franco e il 14 luglio a Palazzo Reale i Fura dels Baus. Ai quattro canti la compagnia catalana proporrà una performance aerea inedita, presentata in prima nazionale proprio in occasione del Festino. «Ho voluto mettere in scena una sorta di melodramma – spiega Franco – dove tutte le arti si intersecano per una finalità comune: il trionfo di Santa Rosalia». «È tempo di coinvolgimento per la città – conclude il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – nel ricordo e nella memoria di Santa Rosalia. Questa è la festa dell’intera città: avremo anche il trenino per i disabili perché possano comodamente seguire questo festino senza rimanere nella calca, a dimostrazione che Santa Rosalia non lascia indietro nessuno».
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