Niscemi, scarcerato l’ex sindaco Ciccio La Rosa «Ringrazio chi non ha esitato a credere in me» 

Revocati gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, accusato dalla Direzione distrettuale antimafia di scambio elettorale politico-mafioso nelle elezioni del 2012, quando fu eletto al ballottaggio. L’ordine si scarcerazione è stato notificato stamattina a La Rosa. «È molto provato, ma ha anche voglia di chiarire», spiega il suo avvocato, Giuseppe D’Alessandro. Si attenuano le misure cautelari anche per altri quattro indagati. «In questo momento di particolare gioia per la riconquistata libertà e (sopratutto dignità) – si legge in una nota del suo legale – Ciccio La Rosa, nel continuare a esprimere totale fiducia nell’operato della magistratura, intende ringraziare quanti non hanno avuto un attimo di esitazione nel non credere che egli possa avere commesso i gravi fatti che gli venivano addebitati».

L’ex sindaco è stato coinvolto nel terremoto giudiziario che ha scosso la cittadina nissena lo scorso 29 giugno. L’operazione della polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Caltanissetta, ha portato all’arresto di nove persone (quattro in carcere e cinque ai domiciliari) accusati di aver influenzato l’esito delle elezioni amministrative di cinque anni fa. Insieme a La Rosa, sono stati arrestati i boss Giancarlo Giugno e Alessandro Barberi, di Gela; Calogero Attardi, ex consigliere comunale e assessore della giunta La Rosa e il padre Giuseppe AttardiSalvatore Ficarra, uomo di fiducia di Barberi e postino per conto del boss nei confronti degli amministratori locali; Francesco SpatolaFrancesco Alesci; i fratelli Salvatore e Giuseppe Mangione, che facevano parte dell’entourage di Carlo Attardi.

Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha emesso provvedimento di scarcerazione anche i due Attardi, padre e figlio, su cui però pesa il divieto di dimora a Niscemi. Per i fratelli Mangione è scattato invece l’obbligo di firma, in sostituzione dei domiciliari. Restano in carcere Ficarra e Spatola. 

In particolare a La Rosa si contesta la promessa di pagare diecimila euro per avere in lista la sorella di Salvatore Ficarra. I boss Giugno e Barberi si sarebbero invece incontrati per sostenere la candidatura di Attardi e anche la promozione ad assessore del giovane consigliere comunale, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuta a seguito delle pressioni di Cosa Nostra. «La Rosa – precisa il suo legale a MeridioNews è accusato di voto di scambio, ma non di aver comprato voti, piuttosto che altri avrebbero fatto questo e lui ne avrebbe tratto beneficio, ma molti episodi contestati dalla Procura vanno approfonditi, come ad esempio il fatto che la sorella di Ficarra ha portato appena 36 voti». Sull’ingresso in giunta di Attardi, l’avvocato ribatte: «È successo dopo tre anni a mezzo dall’inizio della sindacatura, se ci fosse stato un accordo con la mafia perché aspettare così tanto col rischio anche di una fine prematura del mandato? Un patto La Rosa lo aveva fatto, ma con il padre di Attardi che lo aveva pregato di non far diventare assessore il figlio prima della laurea, e così è stato». 

Nella nota scritta dall’avvocato si fa riferimento anche alle affermazioni di Rosario Crocetta, a cui arriva replica: «Quanto a qualche politico che si è vantato di non essere venuto a Niscemi per non stringere la mano al sindaco La Rosa, può stare più che tranquillo: se lo avesse fatto non avrebbe perso la sua verginità antimafiosa. Nei giorni seguenti – annuncia il legale – sarà lo stesso La Rosa a indire una conferenza stampa».

Alle ultime Amministrative dello scorso giugno, La Rosa ha perso il ballottaggio, fermandosi al 41 per cento, a fronte del 58 per cento dell’avvocato Massimiliano Conti, diventato il nuovo sindaco di Niscemi.


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