Ponte sullo Stretto, nasce il primo comitato a favore «Se diventa patrimonio Unesco, sarà bacio della morte»

Il Ponte sullo Stretto torna fortemente di attualità con la nascita, a Messina, del comitato Riscatto Sud, composto da associazioni di categoria, dei lavoratori e di comuni cittadini con lo scopo di bypassare la politica locale e rivendicare l’opera direttamente al governo nazionale. L’iniziativa, presentata oggi a palazzo Zanca, ha fatto registrare anche un forte dissenso contro il progetto di far dichiarare lo Stretto patrimonio dell’umanità. Da Cosimo Inferrera, componente del comitato Ponte Subito, l’invito a boicottare la manifestazione annunciata dal Comune per il prossimo 18 aprile, dalle 9 e 30 alle 13 e 30, a bordo di una nave Rfi, con partenza dal porto di Messina, per promuovere l’investitura dell’Unesco. Tutto questo mentre in commissione Trasporti dell’Assemblea regionale siciliana viene approvata unanimemente la mozione di Valentina Zafarana, del Movimento 5 stelle, che impegna palazzo d’Orleans a contrastare i tagli delle Fs nell’isola. Da rimarcare il parere favorevole dello stesso governo e la soddisfazione del movimento popolare #ilferribottenonsitocca.

Acque agitate, insomma, tra la Sicilia e la Calabria, dove ognuno propone la propria ricetta per uscire dalla condizione di depressione cronica in cui versa il territorio. A tentare di creare un contraltare efficace ai noti comitati No Ponte è Riscatto Sud, costituito, fino ad ora, dalle segreterie della provincia messinese di Cisl, Uil, dal settore Autotrasporti di Confartigianato, da Fai Conftrasporto, dall’Associazione imprese autotrasportatori siciliani (Aias), da Federazione Nuova Destra, da Cittadinanzattiva, dalla rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, dall’associazione L’altra Messina e dai comitati Libera Messina, Ponte Subito e Sì al Ponte e alle infrastrutture al sud. Nei prossimi giorni si proporrà ai cittadini di firmare il manifesto, anche sui social network, e si terranno iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica. Per allargare la base del consenso, inoltre, sono stati avviati contatti con categorie professionali, Università e Ance Catania.

«Abbiamo ormai preso atto dell’abbandono del sud e non ci riconosciamo nel sindaco di Messina, né nel governatore della Sicilia, né nei politici locali – afferma Nello Caruso, di Sì al Ponte e alle infrastrutture al sud – quel che chiediamo è un confronto a livello nazionale sugli investimenti. In primis, il Ponte e le infrastrutture connesse, perché la Sicilia diventi polo logistico dell’Europa».

Fernando Rizzo, della rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, rileva come il documento economico e finanziario (Def) appena presentato dal governo centrale preveda interventi per 26 miliardi di euro, finanziati dall’Unione Europea entro il 2020, solo per reti Ten-T e Connecting europe facility: «Noi siamo fuori perché non c’è il Ponte. Senza, saremo sempre tagliati fuori. La linea Maginot tra Napoli e Bari è ormai lo spartiacque tra l’Europa e le colonie africane».

«Quando abbiamo concordato l’appuntamento odierno – racconta Tonino Genovese, segretario della Cisl di Messina – non si era ancora verificato il cedimento del pilone sul viadotto Himera. Abbiamo anticipato la carenza di infrastrutture che non consente alcuna ipotesi di sviluppo o crescita. Sulla mobilità e il trasporto delle merci ci hanno imbonito per anni con la priorità alle infrastrutture di connessione. Ma i fatti dicono che senza Ponte non si costruirà nulla. La nostra rivendicazione non è fuori tempo. È proprio questo il momento per costringere il governo nazionale e tutti i soggetti che decidono affinché non si guardi al Mezzogiorno come a un territorio marginale ma si realizzi quell’equilibrio economico instaurato tra le due Germanie che porterebbe benefici all’Italia e all’intero continente».

È Carmelo Catania, segretario della Uil, a rimarcare come la «nostra mancanza di determinazione stia provocando un impoverimento progressivo inarrestabile». La cosiddetta fuga di cervelli, al pari dell’oltre 40 per cento di disoccupati, oltre il 50 tra i giovani, sarebbe il risultato di «quanto promesso e mai fatto qui con quei soldi che invece sono stati spesi nel centro-nord. Il Ponte – prosegue – può segnare subito la ripresa dello sviluppo. Nel periodo della realizzazione assorbirebbe 6mila lavoratori e altrettanti l’indotto». Più prosaico il presidente dell’Aias, Giuseppe Richichi: «Se Enzo Bianco ha proposto che degli arei compiano la tratta Catania – Palermo, ho la conferma che qui viviamo di chiacchiere e fantasia. Avevamo già previsto che la mancata realizzazione del Ponte ci avrebbe allontanato dall’Europa. Mentre nel continente il gommato continua a crescere, qui la produzione è quasi a zero. Pensate che il corridoio 5 (Helsinki – La Valletta, ndr) prevede un finanziamento di 25 milioni di euro per una piattaforma logistica dell’agroalimentare a Malta, con l’appoggio della Sicilia. Il problema delle infrastrutture, da noi, non è solo Tremestieri ma le cattedrali nel deserto, come il porto di Augusta, fermo malgrado uno stanziamento di 100 milioni. Con l’assistenzialismo non si va da nessuna parte». 

Per Antonio Costa, di Libera Messina, Renato Accorinti e Rosario Crocetta «sono abili solo nelle chiacchiere. Mentre nel Def – aggiunge – è contenuto il preliminare di una tratta Napoli – Bari, il progetto definitivo del Ponte è già pronto ma è stato depennato». Elvira Bordonaro, de L’Altra Messina, reputa l’opera capace di favorire «il cambio della mentalità gretta dei messinesi». Secondo Giovanni Caminiti, «è ormai dimostrato che è solo una favola il principio per cui il mare ci unisce e c’è l’alternativa al Ponte».

A puntare l’indice contro la manovra per ottenere il riconoscimento dell’Unesco, oltre a Costa, è l’ingegnere Giovanni Mollica: «È comprovato che tutti i siti Unesco abbiano ricevuto il cosiddetto bacio della morte. Una volta dichiarati bene dell’umanità, non è più possibile piantare nemmeno un chiodo, date le autorizzazioni necessarie. La prima opera compensativa del Ponte sarebbe stata un depuratore nella zona dei laghi di Ganzirri. La sua mancanza implica che le fogne scarichino direttamente in mare. Come possiamo pensare che un’area avvelenata sia dichiarata patrimonio dell’umanità?».

Non è più possibile stare a guardare, secondo Inferrera, di Ponte Subito (che ha aperto una sezione peloritana), che, proprio in merito alla manifestazione organizzata dal Comune, dichiara che «bisogna intervenire già il prossimo 18 aprile». Non è chiaro in cosa consista il boicottaggio auspicato. Di certo, è l’assessore alla Cultura, Tonino Perna – contattato telefonicamente – a gettare acqua, di mare, sul fuoco: «Quanto detto è pretestuoso. Non è facile ottenere il riconoscimento dell’Unesco ma se accadesse sarebbe solo per le aree dello Stretto integre sotto il profilo naturalistico, le cosiddette Sic e Zps (siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale, ndr). Si tratta della fascia tra Palmi e Cannitello in Calabria e dei laghi di Ganzirri e i Peloritani in Sicilia. Un po’ come sulle Dolomiti, dove patrimonio dell’umanità sono solo le vette. Si avrebbe, però. un grande ritorno per tutta l’area. Non a caso, Matera sta per diventare la capitale della cultura europea. Ma non è che lì non si costruisca più niente. Certe paure sono infondate».  


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