I viali parafuoco allo Zingaro sono stati completati a fine luglio, con qualche rifinitura ad agosto iniziato. A fare chiarezza sulle misure di prevenzione effettuate all’interno della riserva trapanese, devastata domenica da un incendio doloso, sono gli uffici trapanesi del dipartimento Sviluppo rurale e territoriale. Sul tema ieri è nata una polemica a distanza tra il parlamentare nazionale Erasmo Palazzotto e l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera. «Proprio quest’anno abbiamo notevolmente incrementato le attività meccanizzate così da accelerare al meglio l’esecuzione dei lavori di prevenzione previsti per maggio e completati regolarmente – ha detto l’esponente della giunta Musumeci -. Mi pare superfluo sottolineare e ricordare che fino all’anno 2017 (governo Crocetta, ndr), le attività di prevenzione erano iniziate soltanto tra giugno e luglio e non nel mese di maggio».
Stando a quanto riferito a MeridioNews dal dirigente Giuseppe Giarrizzo, che attualmente è responsabile e anche direttore della riserva, i tempi sono stati un po’ diversi. «Gli operai con abnegazione e passione hanno lavorato per settimane completando le opere a inizio mese, anche se la parte importante era già finita a fine luglio», spiega il dirigente del dipartimento che fa capo all’assessorato guidato da Bandiera. Le parole di Giarrizzo trovano conferma in Giovanni Di Dia, segretario di Flai Cgil in provincia di Trapani: «I lavori quest’anno sono partiti, anche a causa del Covid-19 e all’esigenza di concertare specifici protocolli di azione, a giugno e si sono conclusi circa quattro settimane fa». Se sulle tempistiche c’è qualche discordanza, le posizioni di dipartimento e assessorato coincidono perfettamente in merito alla capacità dei viali parafuoco di contrastare l’avanzata del rogo. «Parliamo di un incendio innescato in più punti contemporaneamente ma soprattutto favorito dal vento. Una folata basta a spingere una favilla per decine di metri, scavalcando i viali», afferma Giarrizzo.
Sulla natura dolosa di ciò che è accaduto domenica non ci sono dubbi. In procura, a Trapani, ieri si era in attesa di ricevere le Cnr – acronimo di comunicazione di notizia di reato – da parte dei vigili del fuoco e del Corpo forestale. Questo sarà il punto di partenza per avviare le indagini e aprire un fascicolo che, con molta probabilità, sarà a carico di ignoti. Proprio la difficoltà di risalire ai colpevoli – e di conseguenza definire i contorni di un fenomeno che da anni, ogni estate, mette in ginocchio l’isola finendo spesso per essere derubricato ad azione di singoli piromani – per molti rappresenta uno dei principali ostacoli nell’arginare il problema. A tal proposito, di recente il gruppo di Attiva Sicilia all’Ars ha annunciato la presentazione di un disegno di legge voto – ovvero un ddl che dopo essere esitato dall’Assemblea regionale verrebbe sottoposto al parlamento nazionale – per la modifica del codice penale in materia di incendi. «Prevedrà la confisca dei beni agli autori degli incendi e la sorveglianza anche con tecnologie in uso nel campo militare dei bersagli prevedibili di queste azioni incendiare, dai boschi agli impianti pubblici», ha spiegato la deputata trapanese Valentina Palmeri.
La riserva dello Zingaro è una delle tante aree demaniali al centro del programma regionale degli interventi selvicolturali e infrastrutturali presentato dal dipartimento a inizio anno. In totale è stato quantificato in oltre 133 milioni di euro la cifra complessiva per prendersi cura dell’isola. Per la riserva trapanese, la somma è di poco meno 1,8 milioni. Per la prevenzione degli incendi è stata chiesta una somma di poco superiore agli 800mila euro. «Dal governo regionale è stato stanziato all’incirca mezzo milione, ma è bastato a fare un lavoro adeguato alle necessità», assicura il dirigente Giarrizzo.
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