Zen, la processione di Padre Pio compie dieci anni Con un inchino davanti la stazione dei carabinieri

Un inchino davanti la stazione dei carabinieri e il rispetto del divieto dei fuochi d’artificio: così ieri sera l’associazione Padre Pio e i fedeli attorno alla sua statua hanno provato a dare un segnale di legalità allo Zen, da sempre vissuto e raccontato come il quartiere considerato principe dell’illegalità a Palermo. Sono trascorsi dieci anni dalla prima processione in onore dell’allora Padre Pio a cui, come hanno ricordato con emozione alcuni confratelli, era dedicata una piccola statuetta – proveniente da San Giovanni Rotondo – che è stata portata a spalla per le vie del quartiere San Filippo Neri. 

Erano gli anni in cui, grazie a due devoti del frate miracoloso, veniva costituita anche l’associazione San Pio dedita oggi al volontariato e allo svago con una fornita bocciofila. E ieri, nell’anniversario della morte del frate di Pietrelcina e dopo tre giorni di festa popolare, una ventina di devoti ha portato, a passo di musica, la preziosa statua tra le strade dello ZEN 1 non dimenticando però le insule dello ZEN 2. Per tutto il pomeriggio la statua, dopo essere partita dalla chiesa San Filippo Neri, ha girato tra i padiglioni dello ZEN 2 portando un po’ di allegria tra i bambini in strada e raccogliendo offerte tra gli anziani abitanti affacciati da finestre e balconi. 

Da segnalare un particolare e duraturo inchino davanti la stazione dei carabinieri dello ZEN 2 a rimarcare «il rispetto delle regole e della legalità» che ha caratterizzato, secondo gli organizzatori, tutti i festeggiamenti in onore di san Pio. Altra significativa sosta quella davanti allo spazio che ha ospitato per molti anni una baracca in lamiera che fungeva da unica chiesa del quartiere, sostituita poi dalla più idonea chiesa monumentale San Filippo Neri. Intorno alle 20, infine, la statua del santo, i devoti e la banda musicale hanno fatto rientro alla bocciofila dell’associazione San Pio senza i previsti ma non autorizzati (dalla questura) giochi d’artificio.

Antonio Melita

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