Zaini e borse fatti con le reti dei pescatori mazaresi L’idea di Risacca «per salvaguardare il nostro mare»

Le reti da pesca abbandonate diventano borse e zaini grazie al progetto Risacca. L’iniziativa nasce da un’idea di Carlo Roccafiorita, imprenditore, e gli esperti di design Federica Ditta e Cristiano Pesca, in collaborazione con i pescatori di Mazara del Vallo. Il progetto, che ha mosso i primi passi nel novembre del 2020, è vincitore del premio europeo Green Impact Med. Il brand mira a produrre nuovi capi utilizzando le tradizionali tecniche di riparazione delle reti come la sarcitura. «L’idea – dice a Meridionews Roccafiorita – è nata lo scorso anno quando ci siamo resi conto che a Mazara del Vallo l’industria ittica produce circa dieci tonnellate di rifiuti l’anno, di questi, quasi la metà appartiene alle reti da pesca. Un problema che ovviamente non riguarda soltanto la marineria di Mazara del Vallo. Si stima che ogni anno vengono abbandonate tra le 500mila e un milione di tonnellate di reti cosiddette fantasma nei mari di tutto il mondo e sono necessari in media circa 600-800 anni perché le reti si deteriorino completamente in microplastiche diventando un ulteriore problema per gli ecosistemi marini». 

Come descritto dallo stesso imprenditore «Le reti da pesca – spiega Roccafiorita – sono realizzate con vari materiali plastici che non hanno una chiara regolamentazione sullo smaltimento, diventando un peso che grava sulle economie dei pescatori costretti ad assumersi gli oneri, spesso insostenibili, di smaltimento». I primi 100 pezzi della linea Risacca sono già stati realizzati. Si tratta di borse resistenti, leggere e versatili, pieghevoli, adatte per escursioni costiere, escursioni naturalistiche e trekking urbano create con l’antica tecnica di riparazione delle reti chiamata sarcitura. Ma gli ideatori del progetto pensano in grande. Il sogno è la realizzazione di un vero e proprio polo di produzione con sede a Mazara del Vallo a partire da Casa Periferica, polo d’innovazione mazarese. L’obiettivo è quello, oltre di estendere l’iniziativa ad altri porti, di riuscire a utilizzare il cento per cento dello scarto delle reti da pesca realizzando anche altri oggetti di design. Stiamo lavorando al lancio, nei prossimi mesi, di un equity crowdfunding per sostenere il progetto. Attualmente sono due i pescatori mazaresi che hanno aderito all’iniziativa, realizzando i primi pezzi e utilizzando la tecnica della sarcitura, che permette di ricostruire a mano le maglie delle reti e i nodi, per riparare rotture e lacerazioni, giuntare diversi tipi di reti e ordirne di nuovi. «Grazie a questa tecnica – prosegue  Roccafiorita – è possibile realizzare prodotti con reti sempre diverse, producendo così dei pezzi unici e irripetibili, adattando stralci e brandelli non più utilizzabili per la pesca». 

L’antica tecnica di sarcire, ovvero riparare le reti, tramandata di generazione in generazione, è destinata a scomparire. In tal senso dice ancora Roccafiorita «abbiamo intenzione di realizzare un vero e proprio laboratorio per insegnare ai giovani questa tecnica». Per saperne di più basta collegarsi sulla pagina Instagram @risacca_project, dove è possibile informarsi costantemente sull’evoluzione del progetto, fare network e creare una community, ma soprattutto è possibile ordinare i prodotti, per supportare il progetto. «Sostenere il progetto Risacca – conclude Roccafiorita – significa sostenere un’iniziativa di salvaguardia degli ecosistemi marini e l’artigianato locale, dare supporto a un’iniziativa che vuole raccontare le storie dei pescatori, del mare e della città di Mazara facilitando lo scambio di conoscenze ed esperienze tra sostenitori nazionali, internazionali, visitatori e locali strutturando dei partenariati con realtà internazionali che sostengono la salvaguardia degli ecosistemi marini».

Pamela Giacomarro

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