«Rimaniamo assolutamente contrari a questa operazione: per carità, è meglio che atterrare senza il paracadute, per questo i lavoratori hanno preferito prendere un paracadute piccolissimo pur di non sfracellarsi al suolo». Il commento di Marilena Sansone, tra le lavoratrici Wind-Tre più attive dopo la notizia della cessione del call center interno, sintetizza così il passaggio a Comdata. Dal 6 luglio i 176 addetti al 133 (il numero che i clienti digitano per l’assistenza) verranno trasferiti alla nuova azienda e in cambio conservano la sede: rimane il contratto collettivo nazionale di lavoro ma diminuiscono le garanzie.
A partire dalla durata del contratto, non più indeterminato ma di sette anni. «Quando abbiamo sottoposto la nuova tipologia di contratto in assemblea ai dipendenti – aggiunge Sansone – l’assemblea l’ha accettato solo perchè nell’incipit è scritto che i sindacati restano avversi a questa soluzione. Non troviamo neanche delle reali tutele, tenuto conto ad esempio che il 27 giugno, proprio nel giorno dell’accordo, la nuova azienda dichiara di voler esternalizzare un servizio di call center in Romania, e questo ci preoccupa. È tutta una precarietà al ribasso. Non vorremo che qualcuno a Comdata perderà il posto di lavoro perchè arriviamo noi».
Nel passaggio i sindacati hanno cercato di garantire le tutele acquisiste nel corso degli anni. «Non siamo riuscite a farle mantenere tutte – commenta Marilena -. Per esempio, è rimasto l’accordo che prevede che le mamme lavoratrici con un bambino fino a 36 mesi di età possano non lavorare il sabato; ma è una condizione che riguarda poche di noi, visto che l’età media è un po’ più alta». Resta insomma il rammarico di aver dovuto ingoiare un rospo necessario: «Noi siamo arrabbiati con la politica che consente operazioni finanziarie senza accennare alla solidarietà. Adesso ci sono persino esponenti politici che esultano dichiarando che è il miglior accordo possibile. Lo sarebbe stato se fossero stati a rischio dei posti di lavoro, qui invece si è trattato di cancellare un contratto a tempo indeterminato per renderci precari. I colleghi intanto si sono svegliati, anche in questa città, e siamo convinti di voler continuare a lottare».
Entro novembre Comdata e le organizzazioni sindacali si incontreranno per definire le modalità di comunicazioni dei cambi turni. In caso di recesso anticipato dalla commessa di Wind-Tre (che dovrebbe terminare, secondo gli accordi, a luglio 2024), Comdata si impegna a sostituire l’impresa appaltatrice mantenendo i lavoratori e le garanzie firmate lo scorso 27 giugno a Roma.
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