Vucciria, se ne parla solo in campagna elettorale I residenti: «Alla fine rimarrà tutto così com’è»

«La Vucciria è una signora arrogante per la sua bellezza ma troppo stanca e trascurata». Anna guarda i turisti che scendono per le balate e si accingono a visitare uno dei quartieri più noti e caratteristici di Palermo. Lei vive qui da quando è nata, sa che in campagna elettorale si finisce per affrontare sempre il caso Vucciria. «Se ne parlerà e alla fine rimarrà tutto così com’è. A tratti – aggiunge – sembra un posto surreale, senza tempo nè spazio, ma questo quartiere è capace anche di fare paura per la sua violenza». 

Uno dei luoghi più significativi e identitari di Palermo vive da anni una situazione sempre identica: di giorno il mercato, un giorno fiore all’occhiello e cuore pulsante della città, frequentato per lo più dai turisti e sempre meno dai residenti. «Io li vedo che rimangono delusi», spiega Giulia Di Chiara, restauratrice di oggetti antichi che ha deciso di vivere a ridosso di piazza Garraffaello da tre anni. «Sul mercato hanno visto il quadro di Guttuso, i film di Rosi, letto i racconti di Salvo Licata. Poi arrivano qui e nulla è come si aspettano. La verità è chi si è perso il senso di comunità». Sventrata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la Vucciria oggi è poco più di un ammasso di macerie dove la notte si addensano numerosi avventori, attirati dalla musica e dall’alcol a poco prezzo. Soprattutto bohemenien e artisti, e anche personaggi noti, qui di casa, come Samuel dei Subsonica o la modella Eva Riccobono. E il fascino di quella vita notturna mal si concilia con le esigenze dei residenti. 

«Non riusciamo a dormire – dice Anna – ci sono volte in cui vado dal mio ragazzo solo per avere un po’ di quiete. Intendiamoci, di giorno non cambierei la Vucciria con nulla al mondo. Ma di notte può capitare che non riesci ad entrare in casa perchè il tuo portone è occupato da qualche avventore, che poi lascia pure bicchieri e bottiglie come segno del suo passaggio». Chiara non è molto d’accordo. «Sarà che il mio portone dà su corso Vittorio Emanuele, anche se la mia stanza da letto si affaccia proprio sui locali, ma a me la vita notturna non dà tutto questo fastidio – afferma – Voglio dire, chi vive alla Vucciria sa cosa lo aspetta. E se non ti piace puoi sempre trasferirti, a Palermo le case non mancano». 

Sul quartiere tutti i candidati al ruolo di sindaco si sono espressi: tutti sembrano essere d’accordo sulla regolamentazione della vita notturna, che però – come fosse un’entità a se stante – prosegue a vivere in maniera anarcoide. Mentre sull’abbandono dei reperti storici del quartiere sono gli stessi residenti a segnalarne i vari punti. E se la Fontana del Garraffaello a breve tornerà all’antico splendore, per il resto c’è ancora molto da fare. Come scrive ad esempio Massimo Tuzzo nel gruppo facebook Salviamo la Vucciria. Tra le sue segnalazioni il degrado in cui versa l’antico Palazzo della Vucciria in cui nacque il padre del cardinale Giulio Mazzarino, storico primo ministro francese subentrato a Richelieu. La struttura è stata messa in sicurezza, ma questo intervento di necessità non rende merito alla bellezza del sito. «Quello che oggi rimane – commenta Tuzzo – potrebbe essere considerato un insulto al mondo e al patrimonio mondiale, forse al pari degli sconsiderati gesti fatti dagli integralisti islamici dell’Isis a danno di diversi siti storici già patrimonio dell’umanità».

E allora la Vucciria è destinata a rimanere irredimibile, un po’ come la stessa Palermo? Intanto c’è chi continua a raccontarla. Come il cantautore palermitano Alessio Bondì, recentemente tornato ad esibirsi nella sua città. E che al quartiere ha dedicato una canzone del suo primo album. «Quando ho scritto il pezzo – dice – l’argomento era caldo, alla Vucciria succedevano tante cose così come in realtà continuano a succedere anche oggi. Io do voce a uno di quelli che lì c’è nato, e che viene condannato dal palermitano che non si ritiene tascio».

Andrea Turco

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