Voragine nei conti della Regione Ma ormai resta poco da tagliare

Tre miliardi di euro. È più o meno questo il buco di bilancio della Regione siciliana nell’anno di grazia 2014, a novembre. Dopo due anni di Governo regionale targati Rosario Crocetta – con l’indispensabile aiuto dei governi nazionali: prima il governo Letta, ora il governo Renzi – la Sicilia sprofonda nel baratro finanziario. Come ora proveremo a illustrare, naturalmente con i numeri, a creare questo disastro non sono solo le spese della Regione, ormai piuttosto contenute dopo i tagli degli ultimi sei anni, ma la pretesa di Roma di prendersi, ogni anno, un miliardo di euro dal Bilancio regionale attraverso i cosiddetti accantonamenti.

I conti sono presto fatti. Nel 2013, a fronte di una situazione finanziaria già difficile, il governo nazionale ha trattenuto 915 milioni di euro. Quest’anno il prelievo è stato ancora più pesante: un miliardo e 150 milioni di euro più 200 milioni di euro per pagare gli ormai noti 80 euro (Renzi ha fatto la campagna elettorale delle elezioni europee con gli 80 euro, ma i soldi per pagarli li ha tolti alle Regioni). In totale, in due anni, il governo nazionale ha prelevato dal bilancio della Regione siciliana circa 2,3 miliardi di euro. Tutto questo mentre la stessa Regione siciliana presenta un indebitamento complessivo pari a circa 6,7 miliardi di euro. A cui andrebbero aggiunti 373 milioni di mutuo con la Cassa depositi e prestiti che, però, non sono stati ancora erogati (questo mutuo, dal 2013, è scivolato nel 2014 e non è ancora stato acceso). A 6,7 miliardi di euro di indebitamento si arriva con il mutuo di circa un miliardo di euro contratto dalla Regione la scorsa primavera per pagare in parte le imprese della sanità (circa 600 milioni di euro in buona parte già pagate) e i Comuni (circa 300 milioni di euro che i Comuni siciliani, però, non avrebbero ancora ricevuto).

A complicare tutto ha pensato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che la scorsa estate ha siglato un accordo-capestro con il governo nazionale, rinunciando a contenziosi con lo Stato pari a circa 5,4 miliardi di euro. Alcuni di questi contenziosi, come diremo più avanti, erano già vinti con sentenza della Corte Costituzionale. In cambio di questa rinuncia folle, lo Stato si è impegnato a versare alla Regione 550 milioni di euro. Ma questi soldi non sono ancora arrivati. Così come non è mai stato acceso il già citato mutuo da 373 milioni di euro con la Cassa depositi e prestiti con la scusa che il bilancio della Regione non è in equilibrio.

Riassumiamo. Lo Stato, negli ultimi due anni, si è preso 2,3 miliardi di euro circa dal bilancio della Regione. La stessa Regione siciliana paga rate di mutui per un debito complessivo pari a 6,7 miliardi di euro. E presenta, quest’anno, un ulteriore buco di tre miliardi di euro. 

Quindi, ciliegina sulla torta, lo Stato non ha ancora versato i 550 milioni di euro che si è impegnato a versare quest’anno. Questo spiega perché le casse della Regione, da qualche mese a questa parte, sono vuote. A questo punto è necessaria un’ulteriore precisazione per i nostri lettori. Da due anni la Regione mette a punto una manovra economica e finanziaria che definire anomala è poco. Nel bilancio mette tutte le spese obbligatorie (stipendi per i dipendenti, sanità, risorse per pagare mutui, eccetera). Mentre tutto il resto va in Finanziaria. Il risultato è che i soldi certi sono solo nel bilancio. Mentre in Finanziaria vanno i fondi per tutti gli altri comparti dell’amministrazione regionale che, già a metà anno, non vengono in buona parte pagati: gestione dei beni culturali, forestali, Enti locali, tutela dell’ambiente, enti e società regionali che operano in agricoltura e via continuando). Questo, lo ribadiamo, spiega perché, quest’anno, già da qualche mese, intere categorie sociali non sono più pagate.

In uno scenario di crisi così pesante lo Stato dovrebbe aiutare la Regione siciliana. Invece la penalizza. Da notare che il governo Crocetta e il governo nazionale, soprattutto nell’ultimo anno, hanno lavorato in tandem per impoverire la nostra Regione. I tagli sono stati imposti a tutte le categorie della nostra Isola. Ma sono stati sacrifici inutili. Perché, come già accennato, i circa 2,3 miliardi di euro tagliati negli ultimi anni dal bilancio regionale sono finiti a Roma. E tante categorie della nostra Isola sono rimaste senza risorse.

Ormai, in Sicilia, c’è poco da tagliare, se non, come vedremo, il cosiddetto sostegno al reddito. E il punto è proprio questo: su questo fronte, nelle altre Regioni italiane, a pagare è lo Stato. Mentre in Sicilia il sostegno al reddito lo paga la Regione. Ma questa è un’altra storia, da approfondire nella prossima puntata.

Giulio Ambrosetti

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