«Ingegnere, io parlo delle scale di Scarface». Aveva voglia l’architetto a spostare l’attenzione sui dettagli tecnici. William Alfonso Cerbo aveva una vera e propria fissazione: il film di Oliver Stone e Brian de Palma. Il trono ce l’aveva già. Adesso puntava alla villa di gran lusso. Che, una volta finita sarebbe dovuta essere intestata a una società con sede nella Repubblica Ceca, per eludere il fisco. Tra le intercettazioni captate dalla Guardia di finanza, alcune ricostruiscono i dialoghi tra il boss del clan Mazzei – colpito oggi da una maxi sequestro da 65 milioni di euro – e il tecnico responsabile del progetto, ancora alla fase iniziale. Ma i rendering danno un’idea dello sfarzo in cui Cerbo avrebbe voluto vivere: un piano faraonico, con archi e colonne. Tutto rigorosamente di colore bianco. Come Tony Montana, il protagonista di Scarface. «La scala per salire al primo piano ce l’hai esterna», afferma l’ingegnere. «Ma io parlo di quella di Scarface», risponde Cerbo. «Scarface o non Scarface, per aprire un vano scale serve rafforzare il solaio», replica ancora il tecnico.
Sforzi inutili. L’esponente del clan Mazzei viaggiava già con la fantasia sospinta dai milioni di euro, frutto di una larga rete di attività che la Guardia di finanza ha ritenuto illecite. Sotto sigilli sono finite undici società, 31 immobili, 13 fra auto e moto. Tutto girava intorno alla famiglia. Parlando con il padre, Ivano Alfonso Cerbo, William, detto Willi, lo metteva in guardia: «Hai fatto un errore solo: al Moon tu sei stato fortissimo perché sei stato accompagnato dalla tua famiglia! La tua famiglia non è né Igor né Eros, la tua famiglia sono io, in questo momento Michelino (Michele Di Grazia) in questo momento Nuccio (Sebastiano Mazzei), in questo momento qualche uno altro». Il concetto è chiaro: la vera forza non era più nei legami di sangue (gli investigatori ritengono presumibile che Igor e Eros, di cui parla, siano parenti), ma nella rete di amicizie creata da Willi, fratelli di mafia, tra cui spicca quel Sebastiano Mazzei, vero capo del clan che è sfuggito all’arresto.
La rabbia nei confronti del padre viene fuori anche da una conversazione telefonica con la madre, Letteria Di Paola, intestataria fittizia di una della società gestite dal clan, la Edil Mascara spa. «Si sta acchiappando con tutta la sua famiglia – sostiene Willi, parlando del padre Ivano – lui si sta acchiappando con la sua famiglia, perché la sua famiglia non è né Eros, né Igor, né nuddu la sua famiglia sono gli amici miei che lo fanno stare nell’aria tutta la giornata e lui si sta acchiappando con la sua famiglia per questi quattro pezzi di cessi».
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