Oltre
30 milioni di euro di patrimonio, eppure per 12 anni l’intera famiglia non avrebbe dichiarato redditi. È quanto scoperto dai finanzieri del Comando provinciale di Catania su Rosario D’Agosta, 63enne di Vittoria, ritenuto contiguo a Cosa nostra, dopo essere stato affiliato alla Stidda. I beni – consistenti in 61 immobili nella provincia di Ragusa e sei in provincia di Varese, oltre che cinque automobili – sono stati sequestrati preventivamente su proposta della Procura distrettuale.
D’Agosta, nel 2015, è stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione con l’accusa di
tentato omicidio. Nel 2009, l’uomo avrebbe tentato di uccidere Giuseppe Doilo, esponente della Stidda. Lo scorso novembre, invece, D’Agosta è stato condannato a sei mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso: in questo caso, l’uomo è stato ritenuto responsabile di avere intimidito un collaboratore di giustizia dicendogli tra le altre cose: «Fermati che te la devo far pagare, ti devo uccidere».
Per quanto riguarda gli affari economici, D’Agosta è considerato da da quasi 30 anni detentore del monopolio delle
macchinette da gioco installate negli esercizi commerciali di Vittoria. Settore nel quale l’uomo ha subito diversi sequestri di apparecchi illegali. Nel tentativo di sviare la riconducibilità dei propri beni, il 63enne avrebbe nel tempo intestato le quote delle proprie società ai figli della convivente. Il sequestro nasce dalla sproporzione tra i redditi dichiarati – nei 25 anni presi in esame, per la quasi metà di essi D’Agosta ha dichiarato di non avere redditi – e le acquisizioni immobiliari fatte.
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