Vittoria, sgombero dei migranti chiesto da Lauretta Per «metterci disabili» e riprendere bene confiscato

«Questi neri li devono togliere da là dentro. Voglio solo questo lavoro e basta, cortesemente». A chiedere la gentilezza, a maggio 2016, è Venerando Lauretta, esponente del clan Dominante-Carbonaro, arrestato la scorsa settimana nell’ambito dell’inchiesta Exit poll sul voto di scambio politico-mafioso che avrebbe condizionato le ultime elezioni amministrative di Vittoria

La frase è intercettata dagli uomini del Gico della guardia di finanza, nel corso di una telefonata che Lauretta riceve da Raffaele Giunta. Finito anche lui ai domiciliari, Giunta è ritenuto dagli inquirenti uno degli intermediari tra Giuseppe e Filippo Nicosia – rispettivamente ex sindaco e consigliere comunale di Vittoria, da poco dimessosi – e gli esponenti della Stidda

La posizione di Giunta è particolare: il 55enne, prima di mettersi a lavoro per procurare voti a Filippo Nicosia, cerca di radicare il proprio consenso avendo annunciato la propria candidatura come consigliere. Proposito da cui poi si tirerà indietro in seguito a uno scandalo mediatico. La conversazione con Lauretta avviene quando ancora Giunta aspira al senato cittadino. «Venerà’, andiamo avanti e cerchiamo i voti», dice Giunta. Che però si sente rispondere: «Io sono con Lisa Pisani». A quel punto il 55enne spiega all’interlocutore che Pisani è la candidata sindaca (in quota Pd e appoggiata dai Nicosia, ndr), mentre a lui interessa il sostegno come consigliere, aggiungendo di avergli fatto recapitare anche i santini elettorali. Lauretta, dal canto suo, non si sofferma sulle questioni politiche e va al sodo. «La discussione che ti ho fatto, quando ho parlato con il sindaco – sottolinea -. A me interessa questo, mi dovete fare il piacere di fare passare… che ci devo mettere i disabili là, almeno io ci vado e faccio un’opera di bene».

Per i magistrati, l’esponente del clan Dominante-Carbonaro – indicato da diversi collaboratori di giustizia come reggente della cosca nel periodo in cui i fratelli Giambattista Filippo Ventura sono in galera – si riferisce a un immobile pubblico su cui Lauretta avrebbe messo gli occhi e nel quale, da qualche tempo, sarebbero ospitati alcuni migranti. L’uomo, però, non vuole sentire ragioni e ne richiede lo sgombero. «Le persone disabili sono il primo ad accompagnarle a spingerle con la carrozzella, e tutte cose, ma sti neri li dobbiamo togliere da là dentro», ribadisce il 48enne. 

A stimolare l’appetito di Lauretta, tuttavia, non sarebbe stata tanto la volontà di aiutare le persone con handicap, dando loro la precedenza rispetto ai richiedenti asilo, quanto il desiderio di tornare ad avere la gestione di un bene che in pasato era stato di sua proprietà. L’immobile, infatti, sarebbe quello che da anni gestisce la cooperativa Arcobaleno e che, a fine 2008, viene trasferito al patrimonio del Comune dopo essere stato confiscato proprio a Lauretta. L’assegnazione all’ente locale avviene durante la prima amministrazione Nicosia. «Prima di occuparci di accoglienza nell’ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) – racconta a MeridioNews la responsabile di Arcobaleno Nadia Farruggia – abbiamo fatto altre attività, tra le quali l’assistenza ai malati di Alzheimer. L’immobile lo abbiamo rimesso in sesto perché, quando ne siamo entrati in possesso, non era in buone condizioni». 

Farruggia spiega che la coop ha investito circa 30mila euro: «Lo abbiamo trovato senza porte e con diverse criticità. Non possiamo dirlo con certezza, ma forse la casa fu danneggiata prima di essere lasciata», commenta. Da allora, tuttavia, non ci sarebbero più stati intoppi. «Ho letto sui giornali della richiesta di questo sgombero – prosegue la donna -. A noi in questi anni non sono arrivate pressioni né voci di questo genere. Al massimo la curiosità di chi magari si chiedeva che genere di utilizzo ne venisse fatto dal momento che l’immobile era diventato pubblico». 

La responsabile accenna però a un episodio che sarebbe accaduto poco dopo che la coop si era insiediata. «Un giorno – ricorda Farruggia – un’assistente sociale mi raccontò che l’ex proprietario era venuto da noi e aveva detto che quella casa un tempo era stata sua, senza però aggiungere altro». Quell’uomo, forse, era proprio Venerando Lauretta. «Non mi sento di escluderlo», conclude la responsabile della coop.

Simone Olivelli

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