«Ho comunicato che io non la faccio questa cosa, perché, al di là della mia coscienza e del fatto che la considero un’azione di macelleria reale, i miei avvocati mi sconsigliano vivamente di fare una cosa del genere perché è palesemente illegittima. Quando gli ex deputati e le loro famiglie vinceranno i ricorsi, dovremo rimborsare le somme, e sulla parte degli interessi ne risponderei personalmente io per danno erariale».
Non ha dubbi il primo inquilino di sala d’Ercole, Gianfranco Miccichè, a proposito del recepimento della norma nazionale sul taglio retroattivo dei vitalizi. Ne ha discusso questo pomeriggio, tra gli altri punti, la conferenza dei capigruppo dell’Assemblea regionale, decidendo alla fine di istituire una commissione speciale (che sarà formalizzata già domani in Aula), per redigere una norma di recepimento ad hoc. L’accordo, insomma, è stato trovato tecnicamente su un atto legislativo e non su un atto amministrativo, per come era stato ipotizzato inizialmente. Un atto rispetto al quale, in soldoni, a risponderne sarebbero tutti i deputati dell’Assemblea e non soltanto il presidente pro tempore. «Il danno erariale – insiste ancora Miccichè – è responsabilità personale. E allora io ho detto molto serenamente che non lo faccio. Se poi l’Assemblea regionale ritiene che questa cosa si debba fare, faccia la legge. E io manco ci vado in consiglio di presidenza».
«È lo stesso criterio – spiega ancora il capogruppo forzista, Giuseppe Milazzo – che si è usato per la legge Monti, che prevedeva un taglio nei trasferimenti, qualora le Regioni non si fossero adeguate alla norma. Siamo nella stessa condizione giuridico-amministrativo. Noi quindi recepiremo la norma con i nostri correttivi, così come fatto con la legge Monti. Sul taglio ai parlamentari per la legislatura passata e per quelle a venire».
Critici i cinquestelle sul metodo, più che sul merito: secondo i pentastellati, infatti, sarebbe stato sufficiente un atto amministrativo per tagliare i vitalizi, senza correre il rischio che la norma resti impantanata tra le commissioni. «Ho pressato – ha ammesso Giancarlo Cancelleri a margine della capigruppo – affinché questa cosa venisse fatta in ufficio di presidenza, com’era giusto che fosse, però sono state avanzate parecchie perplessità dal presidente dell’Assemblea, che io ovviamente non condivido, perché se la legge non dovesse vedere la luce entro il 30 aprile (entro, cioè, 4 mesi dall’approvazione della norma nazionale, ndr), avremmo un ammanco di 70 milioni di euro nei trasferimenti». Un calcolo, quello dei 70 milioni, che viene stimato sulla base della cifra percentuale (un taglio del 20 per cento ai trasferimenti) indicata a livello nazionale nella norma.
Ma oltre il tema dei vitalizi, ecco ancora una volta emergere le ruggini interne alla maggioranza di governo. «Che il capogruppo di Forza Italia o il presidente dell’Assemblea – è la denuncia di Cancelleri – dicano che quello dei tagli ai trasferimenti è un problema del governo regionale è una cosa che mi mette i brividi, per una crisi politica che è evidentemente in atto. A Musumeci, che cerchiamo di chiamare in causa da diversi mesi, sembra quasi che non interessi. La proposta di istituire una commissione non è stata votata perché è stata piuttosto una presa d’atto rispetto a una scelta del presidente. L’unica cosa che ci rassicura è che ci è stato garantito che questa proposta di legge vedrà la luce entro il prossimo 30 aprile».
A margine della conferenza dei capigruppo, infine, fa capolino anche il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, destinatario negli scorsi giorni di un avviso di garanzia e di un sequestro preventivo da 800mila euro per una presunta truffa legata alla Formazione professionale. A chi nei giorni scorsi suggeriva a Savona un passo indietro rispetto alla presidenza della Commissione, il diretto interessato – nonostante la procura di Palermo lo ritenga dominus che avrebbe lucrato sui fondi pubblici, utilizzandoli nella propria segreteria politica – dichiara: «Se dovessero riscontrarsi responsabilità personali nel corso delle indagini, sono disponibile a rassegnare le dimissioni, ma fino ad allora non credo ci siano elementi ostativi per proseguire».
I deputati cinquestelle componenti della seconda commissione, intanto, non hanno intenzione di cedere di un passo: già a partire da questo pomeriggio scelgono di disertare la seduta di commissione, in segno di protesta contro le mancate dimissioni di Savona.
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