Una leggerezza dettata dal momento, una foto mandata a un conoscente o a un amico per gioco, può rendere ancora più difficile la vita di un adolescente. Per diffondere la cultura della sicurezza in rete la polizia postale, in collaborazione con il Miur, ha messo in campo l’iniziativa Vita da social: «Siamo alla sesta edizione – dice Francesco Re, vice dirigente della polizia postale di Palermo – Cerchiamo di essere presenti per dare un contributo di carattere preventivo, per far capire ai giovani che attraverso il web non si è liberi di fare qualsiasi cosa, ma si è responsabili per quello che viene postato e si è anche rintracciabili».
Il truck allestito con un’aula didattica multimediale ha fatto tappa questa mattina davanti al Teatro Massimo. «Bisogna far riflettere i ragazzi sul tipo di foto postate – sottolinea il vice dirigente – specialmente quando ci si presenta in maniera particolarmente ammiccante, come spesso fanno alcuni adolescenti. Le foto infatti non possono essere cancellate definitivamente dal web. Possiamo sicuramente eliminare, attraverso provvedimenti dell’autorità giudiziaria, alcune immagini dai siti web italiani, con alcune difficoltà se il sito web è all’estero, ma la foto può essere scaricata in locale e ripostata a distanza di tempo. Questo ci deve far riflettere sulle conseguenze che ci possono essere anche relativamente alla propria immagine diffusa».
Fatti di cronaca legati a questi temi sono all’ordine del giorno. «Mi viene in mente un caso trattato recentemente – afferma Re – che riguarda una ragazzina innamorata di un ragazzo più grande, al quale ha mandato delle foto come prova d’amore. La cosa ha avuto delle conseguenze, perché il ragazzo le ha subito condivise e quindi c’è stata un’attività di polizia giudiziaria finalizzata alla repressione dell’accaduto».
Una campagna finalizzata quindi ad educare i giovani nel rapporto con i social e alla sicurezza in rete «fermo restando che il web deve essere utilizzato con il giusto entusiasmo, il giusto raziocinio e la giusta riflessione». Per far questo, sottolinea ancora il dirigente della polizia postale, è fondamentale che siano presenti i genitori nel percorso di crescita: «È importante che il web venga utilizzato e che non ci si faccia utilizzare dal web». Le famiglie possono intervenire su due fronti: «Innanzitutto devono essere presenti e dialogare con i ragazzi – sottolinea ancora il vice dirigente – i quali devono capire che i genitori sono il loro punto di riferimento. E poi possono utilizzare i filtri, facendo in modo che la navigazione dei più piccoli sia più protetta e sicura, determinando anche le fasce orarie e i siti web che non possono essere visitati».
Ma la cosa più importante, se ci si trova in situazioni potenzialmente a rischio, è il fatto che gli adolescenti non debbano «mai sentirsi da soli – conclude il vice dirigente – perché non c’è nulla di più traumatizzante per un ragazzo che essere violentato nella propria privacy e pensare di non avere nessun punto di riferimento. Quello che bisogna fare, in sinergia con le altre istituzioni, è far capire che nei momenti di difficoltà ci siamo».
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