Violenza sulle donne, almeno tre vittime al giorno «Aumentano le denunce, ma serve più coraggio»

«Spiccata potenzialità offensiva del mezzo adoperato e reiterazione dei colpi. Premeditazione, lucida e perdurante determinazione a commettere i reati. Gelosia e possesso». Sono alcune delle parole pronunciate dalla pm Caterina Malagoli durante la requisitoria contro Samuele Caruso, il ragazzo che il 19 ottobre 2012 uccise la diciassettenne Carmela Petrucci e ferì gravemente la sorella di lei, Lucia, ex fidanzata e bersaglio iniziale dell’aggressione. Solo pochi giorni fa la prima sezione della Cassazione ha confermato la precedente sentenza: ergastolo. Di storie come quella delle sorelle Petrucci ce ne sono tante, e non solo a Palermo. Non sempre, però, gelosia e possesso, come scrive la pm Malagoli, portano alla morte. Nonostante questo, i dati relativi ai reati di violenza contro le donne sono in costante crescita nella nostra città. 

Per quanto riguarda, infatti, le violenze sessuali le notizie di reato sono passate da 109 del 2014 a 194 nel 2016, sulla base di denunce e querele. Preoccupante anche il dato relativo ai maltrattamenti in famiglia, reato per il quale le denunce sono state 460 due anni fa fino a un totale di 546 in quest’anno. Anomalo, invece, il dato sullo stalking del 2016, decisamente in controtendenza rispetto ai due anni precedenti: sono 441 infatti le notizie di reato relative, un po’ di più del 2014 ma decisamente meno rispetto al 2015. «La tendenza di questi reati è quella di crescita», conferma a MeridioNews il magistrato Salvo De Luca, che spiega: «Non si deve guardare ai picchi delle statistiche, possono capitare se si prendono in considerazione i singoli anni. I dati vanno letti nel loro insieme». A risultare sensibilmente preoccupante è soprattutto l’aumento dei casi di stalking a Palermo, da quando questo reato è stato istituito. «Ma ciò lo attribuisco in buona parte anche alla maggiore consapevolezza delle donne che denunciano e che tutelano di più i propri diritti».

Consapevolezza che, tuttavia, non si è ancora diffusa in modo capillare. «Penso che ancora oggi ci sia molta reticenza da parte delle donne nel denunciare». A dirlo è Rosaria Maida, dirigente della sezione minori e reati sessuali della squadra mobile di Palermo. Moltissimi sono i casi che l’hanno colpita, soprattutto quelli in cui l’apice della violenza subita da una donna non si è fermato alla sola aggressione fisica: «Sono continui i soprusi, così come gli episodi di violenza psicologica e di violenza economica», cioè il fare in modo che la donna sia totalmente dipendente dal partner e dalle sue decisioni. «Spesso si impedisce di lavorare e avere un proprio reddito – continua Maida – È l’uomo che stabilisce quando e quanti soldi affidarle, somme in realtà sufficienti solamente alla gestione della casa e alla spesa. A gestire le finanze della casa rimane sempre il compagno, fermo nel suo desiderio di mantenere il controllo».

A questo si aggiungono denigrazioni, ingiurie e, sempre più di frequente, anche il tentativo di isolare la donna dal proprio contesto familiare e amicale. «Un controllo assoluto», insiste la dirigente. Tutti segnali di una «relazione malata» alla quale si può reagire rivolgendosi alla polizia o, se non si ha subito il coraggio di denunciare i maltrattamenti, ai centri antiviolenza. «I frutti sperati sono quelli del cambiamento delle coscienze – conclude Maida – Quindi non si possono cogliere immediatamente: una persona non decide all’improvviso di denunciare, normalmente c’è un percorso spesso difficile e che comporta una buona dose di coraggio».

Silvia Buffa

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