Una vicenda che risale al 2008, resa ancora più macabra dal fatto che le vittime fossero legate ai componenti del gruppo da vincoli, non soltanto di conoscenza ma anche di stretta parentela: infatti, tra i carnefici, dell’agghiacciante storia, anche la madre delle tre vittime.
La Polizia di Stato ha tratto in arresto una donna, 30enne, palermitana, in esecuzione di un Ordine di Carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palermo-Ufficio Esecuzioni Penali. Dovrà espiare una pena di 7 anni e 24 giorni, essendo stata riconosciuta colpevole di svariati reati, quasi tutti a sfondo sessuale: violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale aggravata, atti sessuali su minorenne e maltrattamenti in famiglia, in concorso e continuati.
Il provvedimento è stato eseguito da personale della Squadra Mobile palermitana, appartenente alla sezione Contrasto al Crimine Diffuso ed ha messo la parola fine ad una squallida vicenda di abusi scoperchiata, anni fa, dalle delicate indagini condotte, dalla sezione “reati sessuali ed in danno di minori”.
Nell’aprile del 2008, la squadra Mobile accertò violenze sessuali di gruppo, compiute su tre fratellini in una casa, abitata dalla donna destinataria dell’odierno provvedimento di arresto, dal compagno e frequentata da altri familiari, alcuni dei quali autori degli abusi.
Le indagini dei poliziotti puntarono sull’abitazione teatro della violenza, a seguito delle atroci rivelazioni, fatte, all’epoca, da una delle vittime che, ospite di una casa famiglia, trovò il coraggio di rivelare agli assistenti della stessa struttura ed ai responsabili del Servizio di Neuropsichiatria Infantile le verità fino ad allora sottaciute.
Dai racconti delle vittime, riscontrati dagli investigatori, risultò che la casa della coppia di coniugi fosse stata, nel corso del tempo, luogo di abituale frequentazione per i piccoli e la madre e, soprattutto, teatro di giochi erotici spinti cui, nel migliore dei casi, i fratellini sarebbero stati costretti ad assistere.
Strumento di coinvolgimento per i minori ai “giochi sessuali di gruppo” sarebbe stato, tra l’altro, il gioco “obbligo o verità”, realizzato con la classica bottiglia che, a conclusione del suo giro, avrebbe stabilito il destinatario dell’abuso perpetrato dalla coppia di coniugi ed addirittura, in alcuni casi, anche dalla madre delle vittime.
Gli indagati, all’interno dell’abitazione, non si sarebbero limitati ai giochi sessuali ma avrebbero anche fumato liberamente e fatto fumare marijuana alle vittime ed avrebbero visionato film pornografici, sempre in presenza dei minori.
Le dichiarazioni delle vittime sono state vagliate da operatori e psicologi infantili che in conclusione ne attestarono l’attendibilità. Oggi, con la definitiva condanna della donna.
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