Villetta Giuseppe Tricoli preda dei vandali La Fondazione chiede più sorveglianza

La Villetta Giuseppe Tricoli si trova tra le vie Giovanni Campolo, Jacopo Tintoretto e Leonardo Da Vinci, però probabilmente non tutti riescono a capire subito come si chiama questo spazio pubblico. Infatti il giardino, intitolato nel 2011 al professore di Storia contemporanea dell’Università di Palermo – noto per essere stato segretario del Movimento sociale italiano e per gli studi legati alla storia della Sicilia e ai rapporti con i movimenti di destra e il fascismo – presenta, o meglio presentava tre targhe: quella in metallo su via Leonardo Da Vinci è stata rubata a luglio 2015; anche quella su via Campolo è sparita di recente; la superstite si trova su via Tintoretto, accanto ad uno degli ingressi al giardino (chiuso con una catena), ma è imbrattata con scritte volgari e ha subìto un tentativo di furto, come si evince dai chiodi mezzi tolti.

Ma i pannelli esterni non sono gli unici aspetti da ripristinare, visto che all’interno la vasca rotonda al centro dell’area verde è senza acqua, e alcuni degli ugelli sono rotti. Inoltre sul bordo sono presenti delle scritte spray, come pure sulla targa del monumento dedicato alla memoria dei caduti sul lavoro. E i vandali si sono divertiti pure con alcuni pali informativi e cestini dei rifiuti, che sono stati divelti o imbrattati.

L’unica nota positiva è il livello di pulizia generale dei viali e la cura delle piante, che è complessivamente buono, nonostante sia impiegato un solo addetto comunale, il quale comunque deve arrangiarsi tra mancanza di materiale per le pulizie, l’assenza di acqua e di un bagno: «Devo utilizzare – spiega il lavoratore – quello del bar di fronte, ma a volte mettono un cartello con scritto “guasto”».

Nella villetta sono presenti alcuni giochi per bambini, ma una delle due sedie dell’altalena è rotta e l’aeroplano che dondola su una molla è tristemente adagiato a terra. E per una cosa che dovrebbe ondeggiare ma non lo fa, ce n’è una che è l’esatto contrario: si tratta della recinzione che divide il giardino dal retro di un condominio di via Pacinotti e dal parcheggio del negozio di abbigliamento di via Da Vinci. Infatti alcuni supporti sono corrosi e la ringhiera si muove al minimo tocco. La rete che la sovrastava è stata in gran parte divelta, e così l’altezza diventa non proprio insormontabile per chi volesse accedere all’adiacente posteggio sfruttando un provvidenziale scivolo costituito dal retro di un ingresso a locali tecnici.

Sempre a luglio 2015, nello stesso periodo in cui veniva rubata la targa di via Da Vinci, i ladri di metallo asportarono anche quella dedicata all’imprenditore Pietro Patti nell’aiuola davanti all’ingresso di Villa Trabia, ma quest’ultima fu prontamente sostituita dal Comune, stavolta con una in marmo. «Il vandalismo – osserva Marcello Tricoli, segretario della Fondazione “Giuseppe e Marzio Tricoli” – in questa villetta è continuo. Nel tempo, insieme ad un gruppo di volontarie, ci siamo impegnati come Fondazione per far installare i giochi per i bambini, ma mancando la videosorveglianza e dei custodi, questi spesso sono stati rotti. Da quel che so il giardino non viene chiuso la sera, e ciò – unito al mancato controllo e all’illuminazione parziale – ha agevolato fenomeni come l’abbandono nello spazio verde di un motorino rubato. Una volta abbiamo comprato una targa in simil marmo per rimpiazzare quella rubata sul lato di via Campolo, ma ha avuto vita breve. E se dovessimo prenderne una nuova il risultato sarebbe lo stesso». Tricoli lancia quindi un appello al Comune: «Abbiamo scritto più volte agli assessori competenti. Chiediamo un maggiore controllo, con custodi fissi, ma anche l’aumento dell’illuminazione e l’installazione della videosorveglianza. Certo, ci sarebbero anche da riacquistare le due targhe rubate e da ripulire la terza…».

«Martedì mattina – spiega l’assessore comunale al Verde, Sergio Marino – i tecnici hanno effettuato un sopralluogo, riscontrando vari atti di vandalismo. Per quanto possibile, compatibilmente col periodo di ferie cercheremo di sistemare quel che si può, ricorrendo agli operai comunali. Per il resto un discorso più approfondito si può fare a settembre».

Massimo Gucciardo

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