Il quartiere di Villagrazia con i suoi tremila residenti è sempre più abbandonato a se stesso. Ieri la dirigente scolasica del plesso G. Scelsa ha deciso di chiudere la scuola. Due anni fa, in periferia, chiudeva la delegazione del municipio. All’inizio dell’estate scorsa hanno ridotto il numero di autobus che collegano la borgata al centro della città. Due mesi fa ha chiuso l’ufficio postale. Mentre la fontana pubblica non eroga più acqua potabile.
«Ma l’intento di questa amministrazione comunale non era quello di agevolare il decentramento delle funzioni pubbliche? – chiede la consigliera della terza circoscrizione Lavinia Tumminia – Più che decentrare in questo caso sembra isolare». La motivazione della chiusura del plesso scolastico è la mancanza di riscaldamento. «Una problematica che accomuna tutte le scuole di Palermo – prosegue Tumminia -, ma qui le finestre sono rotte e quindi fa molto freddo a scuola. Il plesso non ha mai avuto ristrutturazioni efficaci perché il suo iter burocratico è più complicato, considerato il vincolo con la sovrintendenza».
Motivazione comune anche agli altri edifici pubblici di Villagrazia oggi abbandonati. Due anni fa il municipio chiudeva perché la struttura era stata dichiarata inagibile. Due mesi fa toccava all’ufficio postale per assenza di norme di sicurezza. «Mancano le uscite d’emergenza, – continua la consigliera – Da Roma gli ispettori ci dicono che consegneranno i lavori, ma non dicono quando finiranno».
All’inizio dell’estate scorsa l’unica linea Amat che collega Villagrazia con la stazione centrale di Palermo – la 230 – è diventata solo una navetta. «Ci avevano garantito che si sarebbe trattato di una riduzione temporanea legata all’estate – continua la Tumminia – ma la situazione non si è ancora normalizzata». La motivazione sarebbe anche in questo caso la sicurezza: «Ci hanno spiegato che per questo tipo di percorso impervio è meglio una piccola navetta. Ma non può passare ogni tre quarti d’ora». Per completare il quadro anche la fontana che erogava acqua potabile è oggi asciutta. «A questo punto – conclude ironicamente Lavinia Tumminia – chiudete pure la chiesa così la facciamo completa».
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