«Infilatelo dentro a un contenitore a Villabate e ci leviamo il pensiero». Potrebbero parlare di qualunque cosa, Francesco Colletti – presunto capo mandamento di Villabate – e l’affiliato Filippo Cusimano: un pacco, un oggetto, qualcosa da fare sparire insomma. Solo che in questo caso a dover sparire dalla circolazione è una persona in carne e ossa. Un 21enne di Villabate, dedito a una serie di furtarelli che avrebbero infastidito parecchio i boss del territorio. La soluzione? Toglierlo di mezzo, secondo loro. «Soverchierie noi altri non siamo abituati a farne a nessuno… mi spiego? solo a chi se le merita… quello non se le merita… mi spiego?», insiste Colletti. Perché il giovane sarebbe reo, a suo dire, anche di non aver pagato alcune birre al gestore di un bar della zona, uno di quelli che davvero non se lo meriterebbe. E che, anzi, proprio per recuperare il credito vantato si sarebbe rivolto ad alcuni picciotti della famiglia.
Ma sono tanti gli episodi che il mandamento non sembrerebbe digerire. Il 21enne, infatti, pare che avesse addirittura preteso la consegna giornaliera di venti euro dal titolare di un panificio, oltre ad avergli rubato anche un furgone usato per la vendita a domicilio del pane pretendendo poi 300 euro per restituirglielo. Eppure il ragazzo non è affiliato a nessuna famiglia del territorio, ma agisce impunemente. Atteggiamento, a leggere le conversazioni intercettate, intollerabile per Colletti, che ordina di «dare un segnale» all’intera Villabate. «Sto pezzo di carabiniere piccolo – insiste il presunto capo mandamento, infuriato -. Già questo qua (alludendo al 21enne…ndr) gli ha fatto abusi a uno, che si va a prendere soldi ogni giorno. Sto pezzo di carabiniere. Dice “lo stiamo mandando là fuori in Germania, lasciatelo stare”. Lasciamolo stare? Questo è il più dannoso di Villabate». Il giovane deve pagare, insomma, non ci sono ragioni per i mafiosi del posto, né alcuna indulgenza verso quello che per loro è solo un cane sciolto che si permette di delinquere senza il loro permesso e, soprattutto, senza essere uno di loro.
Colletti, terminata la pazienza, avrebbe dunque incaricato, secondo le ricostruzioni degli investigatori, un altro affiliato della famiglia di Villabate, Michele Rubino, per occuparsi del 21enne. «Gli ho detto “sbrigatela tu – racconta lo stesso presunto boss, intercettato -, non mi ci fare mischiare, tu hai come fare. Però pesante, no sempre i soliti discorsi di chiacchiere, fa troppo danno, ste cose non si fanno”». Quelle come lui sono persone, insomma, a cui «non gli si deve dare confidenza, nemmeno si devono salutare». Il presunto boss non si sarebbe lasciato intimidire neppure dalle compagnie del giovane, «quelli che camminano col revolver di sopra». «Se lo possono infilare in culo il revolver», è la risposta intercettata di un Colletti sempre più inferocito.
I militari, che nel frattempo hanno captato ogni dettaglio del piano per fare fuori il 21enne, decidono di convocare la potenziale vittima, per metterlo al corrente di tutto. Ma lui giura di non avere alcun nemico in paese e di non temere niente e nessuno. Per salvarlo, dunque, la soluzione è una sola: arrestarlo. Soprattutto a fronte del suo imminente progetto di partire per la Germania e lasciarsi i suoi crimini alle spalle. Ed ecco che a fine ottobre scattano le manette. La pace, invece, per chi voleva fargliela pagare dura lo spazio di un mese. Il blitz di oggi, Cupola 2.0, ha tranciato di netto ogni articolazione mafiosa esistente fino a quel momento su Villabate e non solo.
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