Un avviso pubblico per la selezione e l’assunzione di 30 vigili urbani, con contratto a tempo determinato da cinque mesi. Il Comune di Catania lo pubblicherà a stretto giro di posta, tra la fine dell’anno e i primi giorni di gennaio. Con un processo di scrematura delle candidature, per titoli ed esami, che potrebbe protrarsi per cinque o sei mesi. E con l’assistenza del Formez, una articolazione in house della presidenza del Consiglio dei ministri che si occupa – tra le altre cose – di modernizzazione della pubblica amministrazione. La direzione comunale Risorse umane ha emesso, due giorni fa, un provvedimento per coprire le spese di pubblicazione dell’avviso. Il concorso sarà aperto a uomini e donne che non hanno superato i 30 anni, o 33 per chi ha svolto il servizio militare. Non c’è alcun limite di residenza, il che significa che potranno partecipare giovani di tutto il Belpaese.
La prima fase delle selezioni sarà gestita per l’appunto dal Formez. A naso, i tecnici del Comune prevedono un numero di candidature non inferiore a 5mila. La struttura del dipartimento nazionale Funzione pubblica allestirà dei test attitudinali per isolare 150 persone, che verranno poi sottoposte a un colloquio orale. Le materie d’esame dovrebbero essere diritto e procedura penale e il codice della strada. Ma su questo punto le certezze sono rinviate al momento della pubblicazione. Il costo burocratico della singola domanda di partecipazione dovrebbe attestarsi tra i sette e gli otto euro. Fondi che copriranno le spese vive affrontate per la selezione. Nel complesso, i contratti a tempo determinato dovrebbero rappresentare un investimento da non oltre 300mila euro. Per pagarli verranno impiegate somme derivanti dai proventi delle multe, un utilizzo previsto dall’articolo 208 del codice della strada. Per questa ragione, gli uffici che stanno architettando il concorso le considerano «spese extra bilancio», prive di impatto sui conti.
L’idea sarebbe quella di iniettare una dose di gioventù – per quanto temporanea – in un corpo di polizia municipale che presenta un’età media compresa tra i 55 e i 56 anni. Con il dovuto rispetto, non proprio un organico di ginnasti. Un ambiente in cui per altro, sotto traccia, circola ancora l’inquietudine dovuta all’aggressione dell’ispettore capo Luigi Licari, avvenuta il 2 settembre in via del Rotolo. L’uomo sarebbe stato picchiato brutalmente da un gruppo di persone perché poco prima, non aveva impedito a uno di loro l’accesso a una strada transennata. Licari venne operato d’urgenza con un’emorragia cerebrale all’ospedale Cannizzaro, poi cominciò una difficile convalescenza, raccontata pochi giorni fa da Fanpage. Per l’aggressione, cinque giorni dopo, venne arrestato un 20enne. Davanti ai magistrati, avrebbe ammesso di aver colpito il vigile urbano «con una manata». Ma secondo le prime ricostruzioni, la vittima sarebbe stata percossa anche con un casco. Le indagini della Digos proseguono nel più stretto riserbo. Sono coordinate dal procuratore capo Carmelo Zuccaro, insieme all’aggiunto Ignazio Fonzo e al sostituto Santo Di Stefano.
Pochi giorni fa Licari è tornato a casa. Ma il suo corpo e la sua mente sopportano ancora ferite molto profonde. Seguito costantemente da una equipe di medici, è affetto da una tetraparesi: quasi non può muovere gli arti. Una condizione che potrebbe essere reversibile, anche in considerazione di una struttura fisica costantemente allenata. Ci sono invece meno punti fermi in merito alla sua condizione psicologica post traumatica. Soffre di allucinazioni e di depressione. Non è chiaro se una simile condizione rappresenti il primo passo di una possibile ripresa o uno stato stabile. I suoi parenti, a turno, lo assistono giorno e notte. «I medici di Cefalù – spiega a MeridioNews il fratello Matteo – hanno ritenuto che la migliore cura per la sua depressione sia l’amore della famiglia. Al contrario, questo aspetto sarebbe stato devastante da gestire in ospedale».
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