Viale Mario Rapisardi, rubata la bici di Raffa dj «Ha resistito ai paninari ma non ai ricettatori»

«Ha resistito ai paninari ma non ai ladri». Raffaele Lo Savio è il cicloattivista 26enne che nel 2014, nel corso di uno dei primi appuntamenti col Lungomare liberato, è stato picchiato dai titolari di alcune attività commerciali ambulanti all’altezza di piazza Nettuno. Era a bordo della sua mountain bike bianca e rossa quando almeno in tre, secondo gli investigatori, lo hanno pestato per via della musica che partiva dalle casse montate sul portapacchi della bici, quella discoteca ambulante che lo ha reso famoso in città con il nome di Raffa dj. Adesso, però, la bicicletta su cui tutto è iniziato non c’è più: è stata rubata giovedì pomeriggio mentre era parcheggiata, attaccata a un palo con la catena, in viale Mario Rapisardi, poco prima dell’incrocio con via Lavaggi. Il ladro, però, è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un esercizio commerciale della zona. «Probabilmente non la ritroverà mai – spiega Lo Savio – Ma sto facendo comunque tutto il possibile».

A guidarla, al momento del furto, non era il giovane attivista. Era un suo amico olandese di 23 anni, venuto in Sicilia in vacanza con lo zio. «Ci siamo conosciuti tempo fa, è tornato a Catania e ci siamo tenuti in contatto. Quando mi ha chiesto di prestargli la bici l‘ho fatto volentieri», racconta il ragazzo. Lui, del resto, da tre settimane è costretto per lavoro a passare le giornate fuori città. E la bicicletta dell’aggressione, una Gfm con telaio 26, è rimasta malmessa dopo essere stata semidistrutta nel corso della violenta aggressione di ottobre 2014. «La corona è piegata così come la parte posteriore del telaio – racconta il proprietario – Non era granché, andava anche un po’ storta». Però era «la prima bicicletta ricevuta in regalo, ormai otto anni fa, e soprattutto la bici sopravvissuta a quella brutta faccenda».

Il valore economico del mezzo a due ruote, secondo Lo Savio, si aggira intorno ai 40 euro. «So che capita che quelle rubate vengano poi ritrovate in vendita al mercatino delle pulci», dice. Non per colpa dei venditori, «perché sarebbe veramente stupido vendere, nella stessa città, una bici che sai per certo essere stata rubata. Probabilmente qualcuno va là al mattino, spacciandosi per un proprietario che non la usa più, e ci guadagna qualcosina». Cifre irrisorie, «è più la fatica di andarla a ricomprare dopo che te l’hanno rubata». Lui al mercatino delle pulci non c’è andato. Ma il suo amico olandese è andato alla polizia a denunciare il furto delle due ruote. «La gente non lo fa perché sa che è difficilissimo ritrovarle, come hanno rubato la mia ne rubano tante – aggiunge Raffaele Lo Savio – Ma bisogna far capire ai ladri che non resteranno sempre impuniti».

Nelle foto che sono state consegnate al giovane olandese da un esercente del viale Mario Rapisardi il ladro di biciclette si vede solo di spalle, mentre si allontana in sella a una mountain bike. «Si vede subito che è la mia – assicura Raffa dj – In una delle scene si vede pure, montata sul manubrio, una torcia elettrica attaccata a mo’ di lampadina. È una cosa che avevo montato io e che la identifica senza ombra di dubbio». Lui un’altra bici per continuare a spostarsi ce l’ha: è quella nuova che monta l’impianto della discoteca ambulante e che tiene «chiusa dentro casa, così per rubarmela devono entrarci dentro», ride. «Non sono i soldi il problema – conclude il ragazzo – La bici aveva un valore affettivo che so che non recupererò, perché ormai chissà dov’è finita. Ma noi ciclisti non possiamo cullarci del fatto che tanto non si ritrovano. Mi hanno raccontato che ci sono ladri seriali di cui addirittura si conoscono i nomi. Ma se nessuno denuncia come si fa a cambiare le cose?».

Luisa Santangelo

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