Viaggio nelle isole siciliane, Lipari crocevia del passato Tra le colate di ossidiana e mulattiere a picco sul mare

Secondo quanto riportato da Diodoro Siculo, storiografo del I secolo, fu Liparo re degli Ausoni, popolazione proveniente dalla Campania, a battezzare l’isola quando, tra il 1270 e il 1125 a.C., vi si stabilì con la sua gente. I greci, invece, e in particolare gli Eoli di cui Omero narra nell’Odissea, la chiamavano Μελιγουνίς (Meligunis) che vuol dire ricca di miele. E in effetti, la dolce Lipari così verde e rigogliosa, fertile e dal clima mite doveva apparire come un miraggio agli occhi degli antichi viaggiatori che navigavano per mare in cerca di nuove terre da colonizzare. 

La più grande delle isole Eolie ha da sempre rappresentato un importante crocevia sia per la sua posizione strategica che permetteva di controllare lo Stretto di Messina ma soprattutto per la presenza della preziosissima ossidiana, merce di scambio tra Oriente e Occidente già a partire dal V millennio a.C. Per le caratteristiche che la rendono molto simile al vetro, l’ossidiana, la lucente roccia nera dall’aspetto liscio e levigato che si può trovare ovunque, esposta nei negozi di souvenir di ognuna delle isole dell’arcipelago o come elemento decorativo nei bar, nelle case e nei giardini, è sempre stata un materiale di grande pregio per la fabbricazione di utensili, armi e monili. 

Proprio a Lipari si trova una delle colate di ossidiana più belle al mondo per la sua purezza e qualità: la colata delle Rocche Rosse, visibile anche dal mare, guardando la porzione nord orientale dell’isola. Lipari sorprende per la sua incredibile varietà di paesaggi dovuta alla straordinaria e complessa storia geologica. L’isola, oggi considerata quiescente dal punto di vista vulcanologico, deve la sua morfologia all’antica attività di più di una dozzina di vulcani che ha creato e modellato alcuni dei più bei tratti di costa di tutto l’arcipelago. Ne è un esempio Valle Muria, splendida spiaggia che si trova ai piedi del promontorio di Quattrocchi, così chiamato perché il panorama che si scorge dal suo belvedere, soprattutto al tramonto, è talmente bello che due soli occhi non bastano per ammirarlo.

Da qui la vista spazia sulla vicina isola di Vulcano e sui due simboli in assoluto più famosi di Lipari: gli incantevoli faraglioni di Pietra Lunga e Pietra Menalda. Le due possenti rocce scoscese che si ergono dal mare sono state identificate come le celebri rupi erranti citate nell’Odissea descritte come luogo impossibile da attraversare con le navi per la furia del mare e del fuoco. Per capire le parole di Omero bisognerebbe lasciarsi trasportare dall’immaginazione guardando con altri occhi questo luogo leggendario che, durante le tempeste e complice la vicinanza dell’isola di Vulcano con le sue fumarole, doveva incutere un certo timore. 

Tra le spiagge non ci si può lasciare sfuggire una sosta alla Baia di Porticello dove si trovano le famose cave di pomice i cui scarti dell’estrazione, cessata nel 2007, hanno formato delle montagne di sabbia bianca. Proprio la pietra pomice è responsabile del meraviglioso colore delle acque di Spiagge Bianche, di Acquacalda e di Canneto. Un itinerario subacqueo da non perdere è la Pietra del Bagno, un grande scoglio che si trova sulla costa occidentale dell’isola dove è possibile cimentarsi in immersioni facili e divertenti grazie alla profondità del fondale che varia dai 25 ai 40 metri. Qui gli appassionati di fotografia subacquea rimarranno a bocca aperta ad ammirare lo spettacolare gioco di luci e colori che ha per protagonisti alcuni grossi massi che si ergono dal fondale verso la superficie. 

Gli amanti del trekking hanno l’imbarazzo della scelta: l’isola, dall’entroterra fino alla costa è un dedalo di sentieri e mulattiere a picco sul mare che si inerpicano dentro una rigogliosa vegetazione di macchia mediterranea (oleandri, mirti, oliveti, eriche, ginestre, querce a foglia spinosa, arbusti aromatici e timo). Molto interessante, seppur lungo circa 13 chilometri, è il percorso che dal centro del paese porta fino a Punta Crepazza attraversando la contrada di San Salvatore fino ad arrivare a Monte Gallina per poi ridiscendere in paese. 

Il cuore della cittadina, dove si concentra la maggior parte dei negozi, dei ristoranti e delle pasticcerie è costituito dalle due strade principali di corso Vittorio Emanuele e via Garibaldi. La prima è il centro nevralgico che collega il porto di Marina Lunga al centro del paese, mentre la seconda è una stradina molto più piccola e caratteristica che in estate è gremita di persone sia il giorno che la notte. Via Garibaldi, con il suo susseguirsi di vicoli e di negozietti di artigianato locale, porta direttamente al piccolo porto di Marina Corta, delizioso e pittoresco porticciolo turistico circondato da tre chiese. Lipari, infatti, nonostante le sue piccole dimensioni, detiene il record di ben 40 chiese

Il porticciolo è dominato dalla rupe su cui sorge l’antico castello di Lipari che ospita il Museo archeologico regionale eoliano Luigi Barnabò Brea. Con le sue circa cinquanta sale, è uno dei più importanti d’Europa e conserva innumerevoli e preziose testimonianze di oltre cinquemila anni di storia dell’arcipelago fatte di sbarchi, conquiste, eruzioni devastanti e continui attacchi da parte degli arabi e dei pirati. Accanto al castello sorge la Cattedrale di San Bartolomeo edificata durante il periodo normanno come testimonianza, dopo un lungo periodo di crisi, della rinascita sociale e fiorente attività economica delle isole durante la prima meta dell’anno 1000. 

Leggendo le sue parole non si può non essere d’accordo con Diodoro Siculo che della dolce Meligunis scriveva: «L’isola di Lipari è di piccole dimensioni, abbastanza fertile ma, soprattutto, possiede quei prodotti che rendono lussuosa la vita degli uomini: fornisce ai suoi abitanti pesci di ogni tipo in gran quantità e quei frutti in grado di offrire straordinario diletto a chi ne goda». Oggi chi arriva sull’isola non va di certo a cercare frutta in giro per i campi (anche se per i sentieri le more, i fichi e le albicocche sono di rara bontà) ma anche limitandosi a una passeggiata in centro non può non cadere in tentazione. Lipari, infatti, ha un’antichissima tradizione dolciaria e per accorgersene basta entrare in una delle pasticcerie lungo il corso principale. Da assaggiare assolutamente le Nacatule, dolcetti minuziosamente decorati a mano che all’interno hanno un ripieno di mandorle e succo di mandarino e gli Spicchitedda, a base di mosto cotto e chiodi di garofano.

Michela Costa

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