Viadotto Himera, interviene Cancelleri  «Una inaccettabile perdita di tempo»

«Non è possibile fare un confronto tra la ricostruzione del ponte Morandi e quella del viadotto Himera (sull’autostrada A19 Palermo-Catania), non è possibile farlo perché sono due iter normativi diversi: là siamo di fronte ad un commissario che ha tagliato tutti i tempi, mentre qui è stato seguito un regime ordinario, l’iter normativo normale per le concessioni. Adesso, però, tutto è stato sbloccato, i soldi ci sono, li abbiamo già dati all’azienda che sta semplicemente temporeggiando per il montaggio definitivo del ponte: questo per me è inaccettabile». Lo ha detto il vice ministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri a Palermo, a margine della presentazione del progetto Milleperiferie.

 «Ho già concordato per questa settimana un incontro con Anas e il contraente generale per fare con loro un discorso chiaro – ha aggiunto Cancelleri – Non possiamo finire in concomitanza col montaggio del ponte Morandi, dobbiamo finire prima per dare il messaggio che anche in Sicilia le cose si fanno e si fanno bene. Su questo non si transige e spero ci sia collaborazione da parte loro per dare risposte a un popolo che spesso si sente sbeffeggiato rispetto agli altri».

Quella che si presenta oggi è una proposta da sindaci: sono i sindaci, infatti, naturale avamposto delle istituzioni, «a segnalare da tempo che le opportunità di sviluppo del nostro Paese, in una dimensione europea, sono indissolubilmente legati ai servizi che erogano le città – afferma Antonio Decaro, sindaco metropolitano di Bari e presidente dell’Anci -. Una visione, quella dei sindaci, che deve tenere insieme la ricostruzione tanto delle macerie fisiche, quanto delle macerie sociali delle nostre città». Le periferie, appunto. «Abbiamo bisogno di risorse, di progetti, di donne e uomini – aggiunge Decaro – che si cimentino sulla costruzione di un’idea nuova di Paese tessendo quella tela di ‘legami urbani’ che si traduce in una nuova vita per le strade, per le piazze, per i giardini, per i cittadini. Un’attività di rammendo del tessuto connettivo urbano, cominciata, grazie al finanziamento di “bando periferie”, da quei luoghi in cui la fiducia nelle istituzioni è più fragile. Un esperimento riuscito che ha visto protagonisti i sindaci. Vogliamo replicarlo e renderlo stabile».

Mettere al centro le periferie è un obiettivo anche per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Le periferie sono corollario necessario di ogni città. Per ogni città un centro, per ogni centro tante periferie: periferie geografiche, periferie esistenziali, a volte entrambe. Al centro le città nella loro interezza, fuori il mondo. La sfida di Milleperiferie è trasformare le periferie in quartieri. Come? Con un grande progetto di vivibilità legata alla programmazione nel medio e lungo periodo di un’azione di rigenerazione urbana e di collegamento fra le città e le campagne, fra le città e le zone di cinta, fra le città e il mondo, contribuendo così a superare la logica della separatezza grazie alla mobilità, locale e internazionale, di persone, di merci, di capitali, di idee. Milleperiferie una proposta di piattaforma comune per rafforzare al livello nazionale gli interventi già avviati e per fare assumere come strategico il superamento delle periferie nell’agenda europea 21/27».

Negli ultimi decenni si è lavorato molto per i centri storici, li abbiamo resi belli e puliti, spiega Lucio Tambuzzo, direttore I World e della rete Milleperiferie «poi sono arrivati i grandi marchi che li hanno trasformati da luoghi unici di espressione identitaria in spazi globalizzati con ampia offerta di contenuti omologati. La sfida dei prossimi decenni sono le periferie, borghi e sobborghi, dove vivono ancora residui identitari, bisogni che generano sogni, emozioni che alimentano speranze».

Stefania Brusca

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