Via Sturzo, i residenti chiedono supporto «Bianco ha detto mi mettete in cattiva luce»

«Quando gli ho sottoposto il problema il sindaco Enzo Bianco ha detto, testualmente, “mi mettete sempre in cattiva luce”». Maria Messina è residente in un palazzo in via Luigi Sturzo, all’angolo con piazza Giovanni XXIII, quella della stazione. Da circa un mese lei e le altre circa cento famiglie dello stabile lamentano la difficile convivenza con i migranti che numerosi si riuniscono nel vicino Internet point, «bevendo a tutte le ore del giorno e spesso litigando anche violentemente». A pochi metri, secondo il racconto dei cittadini, delle auto fanno la spola con l’aeroporto e altre zone cittadine, «come dei taxi improvvisati, bloccando la strada».

«Abbiamo difficoltà anche a uscire di casa, ci sono centinaia di persone che bivaccano. Tutte le volte che chiamiamo la polizia o i carabinieri, anche in piena notte sentendo urla, non intervengono. Non si tratta di razzismo, il problema resterebbe anche se fossero tutti biondi con gli occhi azzurri», racconta un’altra residente dello stabile, Virginia Sapienza. Le due donne, insieme a una terza vicina, Antonietta Fiorenza, questa mattina hanno illustrato il problema ad alcuni attivisti del Movimento 5 stelle di Catania. «Perché l’amministrazione ha mandato solo una volta i vigili per far spostare le auto e poi nient’altro. A loro abbiamo bussato e hanno risposto», spiega la signora Messina.

Le tre cittadine promettono di istituire presto un comitato. «Abbiamo l’appoggio dei vicini, dei residenti del palazzo di fronte, più altri che hanno problemi simili in corso dei Martiri», anticipa la signora Sapienza. Che spiega così la decisione di fare qualcosa: «Noi abbiamo collaborato spesso con chi fa volontariato e aiuta le persone, anche solo per fare un biglietto del pullman. Ho anche capito che a volte l’alcool aiuta a non sentire la fame e freddo, per anni abbiamo ospitato sotto i portici dei senza tetto – continua – Ma c’è la paura che succeda qualcosa, quando la mattina esco con decine di persone che mi guardano, mi seguono, magari mi chiedono soldi». E alle istituzioni, considerato il gran numero di stranieri giunti in città «soprattutto dopo gli ultimi sbarchi», chiedono «un punto di riferimento per queste persone –  conclude Maria Messina – una struttura che eviti questa situazione».

Leandro Perrotta

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