«Ritengo che i beni confiscati alla mafia non possono essere assegnati ai componenti della comunità dei nomadi di Palermo perché sarebbe in contrasto con le disposizioni di legge e con il regolamento comunale relativo alla gestione di questi immobili». Così l’avvocato Nadia Spallitta, già vicepresidente vicario del Consiglio comunale di Palermo, esponente della sinistra, in merito alle proteste sollevate dai residenti di via Felice Emma, contrari all’assegnazione di abitazioni ad alcune famiglie rom.
«Secondo il regolamento – sottolinea – i beni confiscati alla mafia possono essere utilizzati per fini sociali solo a seguito di un apposito bando e secondo criteri oggettivi e predeterminati. E possono essere assegnati a soggetti che abbiano progetti e proposte e progetti nel settore del sociale. Per i beni con destinazione residenziale, invece, gli stessi possono essere assegnati attingendo esclusivamente alla graduatoria dell’emergenza abitativa. L’obbligo dell’amministrazione comunale è quindi quello di assegnare all’emergenza abitativa tutti gli immobili confiscati alla mafia utilizzabili per fini residenziali. Con riferimento alla comunità Rom, l’obbligo, che nasce anche da direttive europee, è quello di organizzare campi attrezzati, muniti di adeguati servizi, presso i quali possano risiedere i nomadi, nel rispetto delle propria tradizioni culturali».
«In questa vicenda – osserva Spallitta – l’amministrazione comunale sta violando, contemporaneamente, le disposizioni sull’uso dei beni confiscati e le norme europee che impongono la creazione di campi attrezzati per le comunità nomadi, dei quali il Comune di Palermo avrebbe dovuto essere dotato. Tra l’altro, esiste anche un apposito regolamento sulla disciplina di tali campi, con un ufficio responsabile. È quindi inspiegabile come l’amministrazione comunale non proceda con regolarità a consegnare gli immobili utilizzando la graduatoria dell’emergenza abitativa e, contemporaneamente, non si sia dotata in tutti questi anni di strutture e servizi per accogliere garantire la comunità rom».
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