«Questa bancarella è qui da più di cento anni: discendenza della mia famiglia, il posto alla Pescheria l’ha inventato mio nonno. Io ormai sono più di trent’anni che lo gestisco». Fabio si definisce uno «che è nato in mezzo al pesce», «un vero pescivendolo di solo pescato locale: dalla mattina fino alle 13.30 mi portano il prodotto da vendere». È lui una delle principali voci del dissenso nei confronti dell’isola pedonale di via Dusmet, voluta dalla vecchia amministrazione e adesso messa in discussione dal neo-assessore alle Attività produttive Ludovico Balsamo. Il componente della giunta guidata da Salvo Pogliese promette di dare battaglia e ieri, su MeridioNews, annunciava la riapertura totale al traffico in tempi brevi. Per dare respiro al mercato storico della Pescheria che, secondo lui, sarebbe stato «ucciso» dal divieto di transito. «Il primo anno abbiamo registrato un calo del 50 per cento – spiega il signor Fabio – Adesso siamo arrivati al 70 per cento di vendite in meno». Stime fatte a spanne, soprattutto alla luce della diminuzione di quelli che vengono definiti i principali acquirenti delle bancarelle: gli anziani.
«Qui una volta non si poteva camminare, adesso in mezzo alla strada ci puoi giocare a pallone. La pescheria sta cambiando, sta diventando una zona di ristorazione, non so fino a che punto questo possa essere positivo. Non si sa quello che può succedere, non possiamo rimanere soli contro tutti». Il fatto è che prima della pedonalizzazione, visto che le automobili riuscivano ad arrivare fino all’ingresso del mercato, «magari le signore si facevano accompagnare, chi stava in macchina faceva il giro, quella nel frattempo prendeva la spesa e poi tornava a casa – continua il commerciante – Anche lo spostamento della fermata dell’autobus ha influito: da quando la più vicina è dall’altra parte di piazza Alcalà, perdiamo anche l’utenza di passaggio. La Pescheria così viene dimenticata». L’analisi va anche oltre: passa per i ritmi di lavoro che impediscono la pausa pranzo a casa, «la pigrizia delle donne, che non vogliono più cucinare» e «la classe media che non esiste più». Ma il punto è sempre uno: «Il commercio è finito: via Garibaldi e via Vittorio Emanuele ormai non hanno più botteghe. Neanche i dipendenti comunali scendono più a fare la spesa».
«Io sono per la riapertura al traffico – interviene Pippo – Però forse non era brutta la chiusura: non è manco bello che le macchine passino in mezzo alle bancarelle». La sua è una voce timida, scavalcata dalle altre, che propone una riapertura controllata: «Coi vigili che evitino che si formino doppie file e il traffico che scorre senza intoppi». «Ho la macelleria da 62 anni – commenta un anziano – Via Dusmet chiusa al traffico è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: già è stato sbagliato chiudere piazza Duomo, via Garibaldi e via Vittorio Emanuele… La gente preferisce andare alla Fiera, in piazza Carlo Alberto: è molto più accessibile. Qua ormai è un posto per turisti, ca’ s’accattunu ‘n gelatu e basta». Per lui, a settant’anni, «venire a lavorare è un modo per passare mezza mattinata».
«Ci sono tanti problemi – racconta un ragazzo che fa il macellaio – Alla Fiera ci sono un sacco di servizi: tantissimi autobus che passano, la fermata della metropolitana vicina. Noi qui che cosa abbiamo? Quattro autobus ogni due ore?». Certo, la colpa non è solo dei trasporti, bisogna anche fare autocritica: «Come venditori facciamo i nostri sbagli: se c’è meno gente e arrivi tu che devi comprare, io coi prezzi un poco rubo – commenta – Quindi i clienti li perdiamo anche per questo. La chiusura di via Dusmet ha messo l’accento sulla u: qui ci sono soltanto turisti. È un mercato storico, non può essere solo il posto di ristoranti e pub». «La mia famiglia è qua da 150 anni: il mio bisnonno, mio nonno, mio padre, io, e adesso i miei figli – dichiara Gianni, pescivendolo – Da quasi due anni non si vede più la gente che passa. Speravamo che Pogliese facesse qualcosa per noi, ma ancora non ha fatto niente. Catanesi non se ne vedono più, solo turisti. C’è fame». Le altre attività commerciali, ristoranti e trattorie – che per lo più aprono in serata -, «problemi non ne hanno: loro sono contenti, lavorano».
«Non puoi chiudere una strada perché ci sono i parcheggiatori abusivi. Qui in via Dusmet ci hanno tolto l’ossigeno, alcuni hanno dovuto vendere il posto – racconta un ragazzo di 25 anni, figlio di pescatori e pescivendolo da quando aveva sette anni e aiutava padre e nonno – Il fatto è uno: non ci sono servizi, non ci sono mezzi pubblici, perché la gente deve venire qua se è pure complicato?». Considerando anche gli altri problemi del mercato: «Le fogne che si otturano, la spazzatura che si accumula, gli abusivi che ci penalizzano perché non hanno spese e fanno prezzi più bassi». A prendere una posizione è anche una delle bancarelle più famose della Pescheria, quella in cui lavora l’ormai celebre Daniel (il ragazzo di «Giovanotto, togliti», detto all’ex deputato M5s Alessandro Di Battista): «Io la situazione la vedo persa – dice – Aprite la strada, ma non per noi: perché a casa abbiamo i bambini che devono mangiare». E scatta l’applauso.
«Io la bancarella ce l’ho da dieci anni, e prima di me ce l’ha avuta mio padre per 25 anni», aggiunge Rosario, venditore di alici. «Ormai siamo molti di meno, l’avere vietato il passaggio delle macchine ci ha dato una mazzata. Chi fa il giro non può neanche lasciare la macchina, perché poi arrivano ‘i vaddia e ci fanu a contravvenzione». E poi chiarisce: «Io qua non pago niente, sono abusivo da sempre. È una vita che è così: ma la Pescheria tu non la puoi levare. Se levi la Pescheria levi Catania». «Questo è il mercato più bello del mondo – replica un commerciante di acciughe sotto sale – Quello che dico io è semplice: le trattorie, i ristoranti vanno avanti perché esistiamo noi. I turisti qui ci vengono perché le bancarelle sono belle, non perché ci sono i locali. Quindi se moriamo noi, muoiono tutti».
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