Via De Felice, vendita privata per ex palazzo occupato Casa X tutti: «Un bene dell’Ipab al migliore offerente»

«Questa storia non finirà così». I componenti del comitato Casa X tutti promettono battaglia. Perché il palazzo di via De Felice 48, ad angolo con via Ferdinando Agnini e nei pressi di via Umberto, è stato sgomberato un anno fa con urgenza, visti i piani dell’istituto Ardizzone Gioeni che ne è proprietario, ma è ancora vuoto. E non solo: nonostante le manifestazioni d’interesse arrivate all’Ipab per l’acquisto di quell’immobile, alle gare pubbliche che sono state realizzate per venderlo non si è presentato nessuno. Il risultato è che il prossimo 20 aprile alla sede dell’Istituto per ciechi si terrà la trattativa privata a cui parteciperanno gli eventuali acquirenti della struttura: l’ultimo importo a base d’asta era 1.505.861 euro. «In effetti, nonostante avessimo ricevuto diverse proposte, nessuno si è presentato per l’acquisto e adesso siamo a questo punto», conferma il presidente Giampiero Panvini. Che, dopo essere stato a lungo commissario straordinario dell’Ipab, lo scorso mese ne ha preso in mano le redini da vertice del consiglio di amministrazione.

Del palazzo si torna a parlare il 20 febbraio 2016: quaranta persone – tra le quali sei nuclei familiari, sei minorenni e due diversamente abili – occupano l’edificio del centro storico, chiuso da oltre 25 anni. A sostenere gli occupanti c’è il comitato civico che si occupa quotidianamente di emergenza abitativa e che era rimasto a fianco dei cittadini sgomberati, sempre in quei giorni, dal palazzo di via Furnari 31. In quei giorni il tema del diritto alla casa è caldo, per questo l’intervento delle forze dell’ordine in via De Felice 48il 22 febbraio (solo 48 ore dopo l’irruzione degli aspiranti inquilini), coglie molti alla sprovvista. A sollecitare l’intervento delle forze dell’ordine, in quel caso, era stato l’istituto Ardizzone Gioeni che – entrato in possesso del bene grazie a un lascito ereditario – aveva pochi giorni prima emanato un avviso esplorativo per conoscere l’interesse di imprenditori che potessero volere acquistare il pacchetto completo: 28 unità immobiliari per un totale di 2370 metri quadrati.

«All’epoca, un anno fa – continua Panvini – abbiamo ricevuto cinque o sei manifestazioni d’interesse. Questo ci aveva lasciato ben sperare, così abbiamo dato il via alle procedure a evidenza pubblica per fare la vendita all’asta». Il risultato, però, non è soddisfacente: a novembre 2016 e a gennaio 2017 le gare, nonostante la riduzione del dieci per cento dell’importo base, vanno deserte. Oltre un milione e mezzo di euro sembrano risultare una cifra eccessiva. Quei soldi, però, sarebbero dovuti servire per rimettere in sesto l’Ipab. Fiaccato – come molte strutture simili in Sicilia – da un patrimonio immobiliare enorme al quale fa da contraltare una grande quantità di debiti. «In questo anno di lavoro ritengo che abbiamo rimesso in sesto l’Ardizzone Gioeni. Ho trovato un ente da sciogliere, e adesso invece ci sono delle prospettive per il futuro – prosegue il presidente – Abbiamo tagliato affitti inutili, acquisito proprietà che avevamo ma che erano rimaste in uso agli eredi di chi ce le aveva lasciate, percependone quindi le pigioni». E poi stanno tentando di vendere, per fare cassa, i beni inutilizzati. 

E il palazzo di via De Felice rientra in quest’ultima categoria. Così per «evitare ulteriori danni di natura patrimoniale derivanti dal prolungato inutilizzo del bene e dal mancato reddito da investire nelle attività a vantaggio dei propri utenti», l’Ipab delibera di procedere con una trattativa di vendita privata. Che, a differenza delle precedenti, «non contempla alcun vincolo quanto all’offerta economica da accogliere». Vincolata, ovviamente, all’accettazione da parte dell’amministrazione dell’istituto per ciechi. Così il 24 marzo viene reiterata la procedura e stavolta, nell’avviso, si specifica: «Sono ammesse anche offerte a prezzo uguale o in diminuzione rispetto a quello posto a base di gara». «Così il profitto viene prima delle persone – dichiara il comitato Casa X tutti, che aveva sostenuto l’occupazione del palazzo – È proprio per questo che in fondo lottiamo. Il nostro comitato è composto da famiglie e singoli che vivono il disagio di non potersi permettere un affitto, figuriamoci l’acquisto di una casa».

Motivo per il quale sono gli edifici vuoti e non usati quelli su cui si concentrano le azioni dimostrative degli attivisti. «Palazzi come quello di via De Felice lasciati vuoti per decenni sono la rappresentazione reale di come l’emergenza abitativa non sia una priorità per l’amministrazione di questa città – continuano – Ma tutto questo non è sufficiente: svendere un immobile tale al migliore offerente è un insulto alla dignità di quelle famiglie che avevano trovato il coraggio di fare comunità e provare a costruirsi una casa lì dove c’era abbandono». Venendo, però, buttate fuori dopo neanche due giorni. «Oltre il danno la beffa – concludono gli attivisti – Oltre allo sgombero e alle denunce, questa notizia schiaffeggia chi è in difficoltà per favorire ancora una volta chi del mercato immobiliare ha fatto la sua ricchezza. Promettiamo battaglia per ogni caso come questo». Per il momento, però, quel palazzo non sembra volerlo nessuno.

Luisa Santangelo

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